Bonus psicologo strutturale: Meloni rilancia con 1.500 euro e 300 milioni per i servizi sociali

-
  Il governo Meloni sembra aver colto un'esigenza sentita dalla popolazione: rendere strutturale il bonus psicologo, una misura che, seppur inizialmente introdotta come emergenziale, ha riscosso un successo inaspettato e che fa riflettere. E così, l’esecutivo guidato dalla premier ha deciso di aumentare l’importo massimo a 1.500 euro, rendendo questa iniziativa una parte permanente del sistema di welfare italiano. Insomma, qualcosa di più di una "pezza temporanea" su un problema ormai strutturale. 

  Una misura necessaria, ma basterà? La salute mentale, a lungo relegata ai margini delle politiche pubbliche, sta finalmente conquistando lo spazio che merita nel dibattito politico. Con l'aumento della sofferenza psicologica a seguito della pandemia, il governo si è mosso per rispondere a una domanda crescente di servizi psicologici. 1.500 euro di bonus non sono pochi, certo, ma viene da chiedersi: quanto durerà l’entusiasmo? E soprattutto, quante persone riusciranno effettivamente a beneficiarne? Il problema, come sempre, è nella messa a terra delle belle intenzioni. Gli psicologi sul territorio sono pochi e spesso oberati di lavoro. Anche con il bonus, il rischio è che chi cerca aiuto trovi liste d’attesa chilometriche, riducendo l'efficacia della misura. Eppure, Meloni promette di puntare su una rete più solida di strutture territoriali, capaci di rispondere a questo bisogno crescente. 

  300 milioni per i servizi sociali: un piano ambizioso, ma… Accanto al bonus psicologo, l’esecutivo ha messo sul piatto 300 milioni di euro destinati al potenziamento dei servizi sociali. Qui l’intenzione è chiara: creare un sistema integrato, che coinvolga non solo psicologi, ma anche pedagogisti, educatori e altre figure professionali. Un approccio multidisciplinare che dovrebbe garantire una risposta più completa ai problemi delle persone. Ma anche qui sorge il dubbio: questi fondi basteranno a risolvere un problema che affonda le radici in decenni di disinvestimento nel settore? La verità è che la sanità territoriale italiana, soprattutto sul fronte psicologico, è stata sempre la cenerentola del sistema. C'è tanto da fare, e se 300 milioni possono sembrare una cifra importante, il vero nodo sarà la capacità delle Regioni di gestire queste risorse. Il rischio, come spesso accade, è che una parte di questi fondi si perda nei meandri della burocrazia, vanificando il tentativo di migliorare un sistema già precario. 

  Combattere i pregiudizi: sfida culturale o slogan? Meloni non si limita a parlare di cifre. C'è un aspetto culturale che vuole affrontare, e riguarda i pregiudizi che circondano la salute mentale. "Ancora troppo spesso pendono insopportabili pregiudizi" su chi cerca assistenza psicologica, ha dichiarato la premier, e su questo ha ragione. In Italia, chi ammette di avere bisogno di un aiuto psicologico viene spesso guardato con sospetto, come se fosse una debolezza. Rendere strutturale il bonus psicologo è certamente un passo nella giusta direzione, ma non basteranno i soldi a scardinare decenni di pregiudizi radicati. La vera sfida sarà costruire una cultura della salute mentale inclusiva, che non faccia sentire chi chiede aiuto come un "malato" da nascondere. In questo senso, il piano del governo sembra voler fare un salto di qualità, ma il percorso è lungo e irto di ostacoli. 

  Un impegno che va oltre il bonus. Alla fine della giornata, il bonus psicologo non è solo una misura economica: è un segnale, un tentativo di cambiare mentalità e di dare dignità a un bisogno reale. Ma come tutte le riforme, sarà il tempo a dirci se queste promesse si tradurranno in un miglioramento concreto per la vita delle persone. Intanto, il governo Meloni continua a muoversi tra luci e ombre, cercando di consolidare un sistema di welfare che possa veramente rispondere alle esigenze della popolazione, ma senza mai dimenticare che, in Italia, le riforme più difficili sono quelle che riguardano la cultura. Il tentativo c’è, ma sarà sufficiente? Come sempre, la differenza la farà la capacità di passare dalle parole ai fatti.