E così, ancora una volta, si tira un sospiro di sollievo. Il Pronto Soccorso di Olbia non chiuderà durante la notte, grazie alla proroga dei contratti per i medici a gettone. L’assessorato regionale della Sanità e l’Ares festeggiano l’ennesima "soluzione" temporanea, come se aver evitato un disastro fosse motivo di vanto. Ma in questa terra sempre più malata, c'è poco da festeggiare.
La direzione dell'Asl Gallura ci tiene a sottolineare che “non è mai stata intenzione chiudere” il servizio di emergenza. Sarebbe grottesco pensare il contrario, eppure eravamo a un passo dal lasciare il Giovanni Paolo II sguarnito di medici durante la notte, proprio in un’isola dove le distanze tra un presidio sanitario e l'altro possono significare la vita o la morte. Che bella consolazione.
Certo, è una carenza di personale che non riguarda solo la Sardegna, lo dicono tutti. La medicina d'urgenza è una professione usurante, dicono ancora.
Ma qui, in Gallura, la situazione è diventata particolarmente grave: nel 2019 c’erano 15 medici in organico, oggi ne sono rimasti tre. Quindi la soluzione qual è? Medici a gettone, come se fossero pezzi di ricambio, chiamati a tappare i buchi di una sanità che non sa più come reggersi in piedi. Una toppa, neanche troppo elegante, su un sistema che continua a scricchiolare.
Eppure, l'emergenza sembra essere rientrata, almeno per ora. Non ci sarà bisogno di trasferire i pazienti con codici rossi a Sassari o Nuoro, per il momento.
Ma ci chiediamo: fino a quando? Ci ritroveremo a celebrare di nuovo fra qualche mese una soluzione temporanea spacciata per vittoria, senza risolvere il vero problema?
La verità è che la Sardegna si sta abituando a vivere di rattoppi, senza affrontare il cuore della questione. La sanità isolana, che dovrebbe essere un baluardo di civiltà, diventa sempre più un labirinto di emergenze croniche. I cittadini meritano una risposta seria, non l’ennesimo gioco di prestigio che sposta il problema senza risolverlo.
In un’isola che vede il proprio futuro sempre più incerto, dove anche un diritto fondamentale come quello alla salute sembra diventare merce rara, non ci resta che assistere, increduli, a questo teatro delle soluzioni provvisorie. Forse, la vera emergenza non è solo nei pronto soccorso, ma nelle stanze del potere dove, ancora una volta, si confonde la gestione dell’urgenza con una reale pianificazione per il futuro. E il futuro, così, appare sempre più lontano.