Porto Conte e il progetto boe: turismo o tutela ambientale? - I dubbi e le proposte di Marco Colledanchise

Parco di Porto Conte
  Il progetto dei campi boe nell'Area Marina Protetta di Porto Conte si è trasformato in uno dei temi più discussi nella politica locale. Nato con l'intento di proteggere i fondali marini, soprattutto la preziosa posidonia, dall'impatto delle ancore delle imbarcazioni, il piano appare semplice nella sua missione. Tuttavia, non mancano le critiche e i dubbi su cosa si nasconda dietro la facciata ecologica. La domanda chiave che molti si pongono è se davvero queste boe rappresenteranno una soluzione salvifica per l’ambiente o se finiranno, come temono alcuni, per incentivare un turismo nautico sproporzionato e dannoso per l'ecosistema. 

  I numeri parlano chiaro: più di 200 boe, con ormeggi che includono anche yacht fino a 100 metri. A prima vista, il sistema promette di preservare i fondali senza limitare l’approdo delle imbarcazioni. Ma è proprio qui che sorgono le criticità. Mentre l'obiettivo di salvaguardare la posidonia appare lodevole, il problema risiede nella scala dell'intervento e nella logica che lo sostiene. Associazioni ambientaliste come Italia Nostra e Lipu sono tra le più attive nel denunciare il rischio che si corre. Secondo loro, questo progetto nasconde dietro la sua facciata ecologica un pericolo: l’aumento di un turismo nautico incontrollato, che mal si concilia con la fragilità dell’equilibrio naturale di Porto Conte. Un esempio lampante è l'introduzione di boe per yacht di dimensioni mastodontiche. I critici sostengono che queste imbarcazioni, anziché risolvere il problema, lo amplificano. Il traffico di yacht di queste proporzioni non solo rappresenta una minaccia per la fauna marina, ma rischia anche di trasformare la baia in un’attrazione per un turismo di lusso incompatibile con la preservazione dell’ambiente. In questo contesto, il piano che sulla carta appare "ecologico" potrebbe rivelarsi, nella pratica, un boomerang. A tutto questo si aggiunge il problema della trasparenza. 

  Diverse associazioni hanno accusato l’amministrazione di scarsa chiarezza, soprattutto per quanto riguarda la documentazione del progetto e il coinvolgimento del pubblico nelle decisioni. Non è la prima volta che interventi di questa portata vengono lanciati senza un vero confronto con la comunità. Anche Franco Masu di Città Viva ha puntato il dito contro quello che definisce un approccio "dall’alto", lamentando l’assenza di dialogo con chi vive e conosce il territorio. Intanto, il direttore dell’AMP, Mariano Mariani, continua a difendere il progetto, insistendo sulla sua importanza per promuovere un turismo sostenibile e preservare il patrimonio naturale. Ma le critiche non si fermano. La sostenibilità non può essere solo una parola di moda, serve un impegno concreto. Le boe, da sole, non basteranno a salvare Porto Conte se il prezzo da pagare sarà un aumento incontrollato del turismo nautico. 

  A questo dibattito si aggiunge il parere del consigliere comunale di Futuro Comune Marco Colledanchise, che ha studiato il progetto autonomamente. Colledanchise critica fortemente la "logica del denaro" che sembra dominare il progetto. "Ottenere 2 milioni di euro può sembrare un traguardo importante, ma non sempre porta benefici reali," sottolinea il consigliere, alludendo al rischio che i fondi giustifichino interventi che potrebbero rivelarsi dannosi a lungo termine. Non è contrario all’idea delle boe in sé, riconoscendo che per le imbarcazioni di grandi dimensioni possono essere utili per proteggere i fondali dai danni degli ancoraggi. Tuttavia, ritiene eccessivo estendere questa soluzione anche alle piccole imbarcazioni. "Per le imbarcazioni più piccole mi sembra un intervento eccessivo e non giustificato," afferma, mettendo in evidenza il pericolo che la costruzione di tali infrastrutture attiri un traffico nautico eccessivo senza veri benefici per l’ambiente. Il punto che solleva maggior preoccupazione riguarda la mancanza di chiarezza sul progetto. Secondo Colledanchise, si è scoperto solo in un secondo momento che la zona non sarà balneabile a causa del diritto di navigazione, e che i controlli saranno "non severi". "Basare un progetto su un semplice ‘potrebbero’ senza nessuna certezza è assurdo," commenta, esprimendo il timore che il progetto, se gestito da futuri direttivi con priorità diverse, potrebbe trasformarsi in un rischio per il territorio. 

Il consigliere non si limita a criticare: propone una revisione del progetto da parte del nuovo direttivo, con l’obiettivo di renderlo più equilibrato e ponderato. Per lui, è essenziale un serio dibattito pubblico per garantire che le scelte future siano fatte nell’interesse della comunità e dell’ambiente. La sua analisi solleva questioni legittime che meritano di essere prese in considerazione. Tuttavia, la sua proposta di ridurre l’impatto finanziario potrebbe limitare l'efficacia degli interventi necessari. Anche l’idea di controlli più rigidi potrebbe scontrarsi con le difficoltà pratiche nella gestione di un’area marina così vasta.