L’epidemia di lingua blu in Sardegna sta tornando a livelli drammatici, simili a quelli vissuti nei primi anni 2000. Tremila focolai, 124mila capi infetti, oltre 17mila morti. Sono numeri che, più che raccontare una crisi sanitaria, parlano di un settore, quello degli allevatori sardi, ormai al collasso. Coldiretti ha lanciato l’allarme: "danni per oltre 25 milioni di euro" e la situazione sembra peggiorare giorno dopo giorno. Ma la vera domanda è: come siamo arrivati a questo punto?
Non si tratta di una crisi improvvisa. Il ritorno della lingua blu era prevedibile, ma le denunce e le richieste di Coldiretti, già nei primi mesi dell'anno, sono rimaste inascoltate.
La Regione è rimasta a guardare mentre l’epidemia si diffondeva senza un piano di prevenzione. Si è lasciato che la situazione esplodesse, con conseguenze devastanti per gli allevatori di ovini e bovini.
Quello che emerge è un quadro di inefficienza e mancata programmazione. Coldiretti chiede ora l’attivazione immediata di un'unità di crisi permanente, uno stato di emergenza e una task force che gestisca gli indennizzi. Ma non è solo una questione di soldi: è la sopravvivenza di un intero settore a essere messa in discussione.
Gli allevatori stanno perdendo tutto, dalle aziende alle loro famiglie, e questo perché la politica ha ignorato i segnali evidenti.
E allora ci si chiede: perché non si è agito prima? Perché le istituzioni non hanno imparato la lezione dal passato? Nel 2000, la Sardegna aveva già vissuto una situazione analoga, eppure ci ritroviamo di nuovo allo stesso punto. La verità è che la gestione del settore agricolo e zootecnico in Sardegna è stata spesso carente, caratterizzata da ritardi e risposte tardive.
Coldiretti Sardegna chiede adesso l’intervento del Consiglio Regionale, che dovrebbe riunirsi d’urgenza per approvare misure straordinarie. Ma le parole di Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna, lasciano poco spazio all’ottimismo: "Le nostre denunce sono rimaste inascoltate, e ora gli allevatori stanno pagando il prezzo".
L’emergenza lingua blu non è una crisi sociale. La Sardegna, già in difficoltà per la fuga dei giovani e la crisi demografica, rischia ora di vedere uno dei suoi settori storici andare in rovina, insieme a quello dell'agricoltura anch'esso in difficoltà come spesso denunciato dal Centro Studi Agricoli guidato da Tore Piana. E mentre la politica si affanna a tamponare l’emergenza, ci si chiede quanto tempo ci vorrà prima che l’Isola riesca davvero a risollevarsi da una crisi che, ancora una volta, poteva essere evitata.
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