Non si può governare con i traditori in casa - Meloni furiosa con i suoi

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  "Non mollerò per pochi infami." Così si è sfogata Giorgia Meloni, furiosa per le recenti fughe di notizie che hanno portato le sue chat private sulle pagine dei giornali. E come darle torto? è inaccettabile che dalle stanze del potere trapelino informazioni riservate, frutto di confidenze e strategie politiche. La questione non riguarda solo la leader di Fratelli d'Italia, ma tocca un nervo scoperto della nostra democrazia: la fiducia all'interno delle istituzioni.

  Senza questa fiducia, il governo diventa un colabrodo, incapace di agire con decisione e coesione. È come navigare in mare aperto con una nave piena di falle: inevitabilmente si affonda. Le parole della Premier sono chiare e dirette: "Se c’è qualcuno che pensa di indebolirmi, sappia che non mollerò mai." Un messaggio non solo ai "pochi infami" che hanno tradito la riservatezza, ma anche a chiunque metta a repentaglio la stabilità del governo per interessi personali o meschini calcoli politici. Il problema delle fughe di notizie non è nuovo, ma assume una gravità particolare in questo contesto. Non è solo gossip o maldicenza, è un attacco alla capacità dello Stato di funzionare efficacemente. Un governo non può permettersi di avere nemici in casa propria. 

  Chi divulga informazioni riservate mina la credibilità delle istituzioni e mette a rischio il benessere di tutti i cittadini. È fondamentale ricordare che la politica non è un gioco di potere fine a se stesso, ma un servizio al Paese. E questo servizio richiede lealtà, discrezione e senso di responsabilità. Come possiamo affrontare crisi economiche, emergenze sanitarie o tensioni internazionali, se coloro che dovrebbero lavorare fianco a fianco si pugnalano alle spalle? La Premier ha espresso un sentimento condivisibile quando ha detto: "Non mi lascerò condizionare da chi rema contro." 

  È un richiamo all'unità e alla serietà che dovrebbero contraddistinguere chi ha l'onore e l'onere di governare. In gioco non c'è solo la reputazione di un leader o di un partito, ma la capacità dell'Italia di affrontare le sfide presenti e future con determinazione e compattezza. Chi pensa di poter giocare con il fuoco delle indiscrezioni dovrebbe riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni. Non si tratta di limitare la libertà di stampa o il diritto all'informazione, ma di proteggere la riservatezza necessaria per governare efficacemente. Ogni istituzione, per funzionare, ha bisogno di spazi di dialogo privati, dove poter discutere liberamente senza il timore che ogni parola finisca in pasto all'opinione pubblica. In definitiva, la questione è semplice: o si lavora insieme per il bene del Paese, rispettando ruoli e responsabilità, oppure si rischia di compromettere tutto. E l'Italia non può permettersi questo lusso. È tempo che ognuno si assuma le proprie responsabilità e che chi ha tradito la fiducia venga messo da parte. Perché, come diceva un vecchio proverbio, "chi semina vento raccoglie tempesta".