L'illusione della cittadinanza facile

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 C’è una cosa che proprio non riesco a digerire: questa insistenza sul diritto di cittadinanza come se fosse una tessera del tram da distribuire a chiunque passi. E se vi dicessi che la cittadinanza non è un premio? La realtà è che, come ogni altro diritto, comporta doveri, e chi non è disposto ad assumerli dovrebbe pensarci due volte prima di chiederlo. Ma oggi, sembra quasi che il valore dell’essere italiani si possa misurare in firme digitali e consensi facili.

  Ma l’Italia, quella del politicamente corretto, quella che si sente più europea degli europei, ha deciso che siamo noi i veri benefattori del mondo. Basta un clic, una firma online, e magicamente diventi italiano, come se la nostra storia, la nostra cultura, fossero un'app da scaricare. Eppure, dietro ogni cittadino c’è un pezzo di storia, di sacrifici, di lotte che hanno permesso alla nostra nazione di esistere. Dimenticarlo è come strappare le pagine dei libri di storia per far spazio alle mode del momento. 

  Chi siamo senza la nostra identità, se non un paese che si presta a diventare l’ennesimo luogo senza radici? E allora mi chiedo: la cittadinanza è un diritto o un traguardo? Perché se è solo un diritto, diventa come il bollo dell’auto, qualcosa da pagare una volta l’anno e dimenticare. Ma se è un traguardo, allora richiede impegno, merito, sacrificio. L’idea che il solo fatto di nascere su un suolo ti renda automaticamente parte di una comunità è una falsità che stiamo accettando senza riflettere, quasi fosse un mantra moderno a cui non possiamo sottrarci. 

  Come si può pensare di essere italiani solo per una questione burocratica? Dov’è finito il senso di appartenenza, il desiderio di sentirsi parte di qualcosa di più grande di un documento d'identità? La verità è che l’identità non si regala. Non basta uno slogan, un tweet o una campagna social per renderci cittadini. Serve molto di più: serve una condivisione di valori, di principi, di storia.

  E se c’è una cosa che il progresso ha dimenticato, è proprio questo: che diventare italiani è un viaggio, non una scorciatoia. Un viaggio che richiede tempo, passione e dedizione. Un viaggio che chiede di essere pronti a difendere la nostra cultura, le nostre tradizioni, il nostro modo di vivere. E allora, siamo davvero disposti a sacrificare tutto questo sull'altare del politicamente corretto? A dire che essere italiani è solo una questione di carta e non di spirito? La cittadinanza non è un’insegna luminosa da appendere sopra la porta di casa, ma un fuoco da mantenere vivo. Se lo spegniamo per fare spazio a chiunque, finirà per non illuminare più nessuno.

  Ciò che serve, oggi più che mai, è ricordare che essere italiani è un privilegio conquistato, non un diritto regalato. E chi non è disposto a capirlo, forse, ha perso di vista il vero significato della parola "identità."