Sostegno allo Ius Scholae: Un appello per riconoscere i giovani italiani di fatto

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  Negli ultimi giorni, migliaia di bambini e bambine in Sardegna hanno ripreso la scuola. Tuttavia, tra loro, molti si trovano a vivere una situazione paradossale: sono nati in Italia, parlano italiano, spesso anche il dialetto, studiano e giocano con i loro coetanei italiani, ma non sono cittadini italiani. Questa contraddizione è al centro del recente comunicato del gruppo del Consiglio Regionale sardo Uniti per Alessandra Todde, che ha espresso il proprio sostegno allo Ius Scholae. Il tema della cittadinanza per i figli di immigrati, nati o cresciuti in Italia, è da tempo al centro del dibattito politico. L'attuale legge sulla cittadinanza viene descritta nel comunicato come "anacronistica, ingiusta e discriminatoria". Questa normativa richiede che i giovani nati in Italia da genitori stranieri debbano affrontare un lungo e complesso iter per ottenere la cittadinanza, un percorso che non può essere completato prima della maggiore età. Il risultato è che questi giovani, nonostante abbiano vissuto e studiato in Italia per tutta la loro vita, sono considerati "migranti" nel loro stesso paese.

  Lo Ius Scholae si propone come una soluzione logica e giusta a questa situazione. Questa misura riconoscerebbe la cittadinanza ai ragazzi e alle ragazze che hanno frequentato almeno cinque anni di scuola in Italia. Come sottolineato nel comunicato, "Riconoscere la cittadinanza a chi è cresciuto, educato e si è formato nel nostro Paese non è solo una questione di equità nei confronti di questi ragazzi e ragazze, ma anche un passo cruciale verso una società più inclusiva e giusta". Uno degli aspetti più critici della legge attuale è il paradosso per cui persone nate e cresciute all'estero, che spesso non hanno mai messo piede in Italia, possono ottenere la cittadinanza italiana semplicemente per discendenza da antenati. Questo privilegio, basato sulla discendenza, è in netto contrasto con la lunga attesa che devono sopportare i giovani che hanno vissuto tutta la loro vita in Italia. Come si legge nel comunicato, "Una parte della politica insiste che chi non è nato da cittadini italiani debba 'meritarsi' la cittadinanza", ignorando l’ingiustizia insita in questa disparità. Lo Ius Scholae è una riforma essenziale per correggere questa ingiustizia e riconoscere i giovani che già contribuiscono attivamente alla società italiana. Questi ragazzi e ragazze, nati o cresciuti in Italia, sono parte integrante del presente e del futuro del paese, e negare loro la cittadinanza è una discriminazione che non può più essere tollerata. "È il momento di aprire gli occhi e dare cittadinanza a queste generazioni di ragazze e ragazzi", afferma il gruppo Uniti per Alessandra Todde, in un appello a favore di una riforma che può finalmente riconoscere pienamente chi vive e si sente italiano.