La battaglia sulle rinnovabili in Sardegna entra nel vivo. In risposta alla decisione del governo Meloni di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale n. 5, conosciuta come la “moratoria sulle rinnovabili”, la Regione Sardegna ha deliberato di opporsi, determinata a difendere il proprio provvedimento. La legge, intitolata "Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio e dei beni paesaggistici e ambientali", sospende per 18 mesi la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici sull'intero territorio regionale.
Il cuore del dibattito risiede nell'articolo 3 della legge, che il Consiglio dei ministri ha chiesto di sospendere immediatamente, applicando una misura cautelare con pochissimi precedenti nella storia costituzionale italiana. Secondo il governo, questa moratoria rappresenta un ostacolo alla transizione energetica e allo sviluppo delle fonti rinnovabili, una delle priorità dell’esecutivo Meloni. Tuttavia, la Regione Sardegna ha una visione diversa: per la giunta guidata da Alessandra Todde, la moratoria è necessaria per tutelare il patrimonio ambientale e paesaggistico dell'isola, considerato di valore inestimabile.
La decisione di resistere in giudizio è stata approvata durante una riunione della giunta regionale, tenutasi a Villa Devoto. La presidente Alessandra Todde ha proposto la delibera, che affida la difesa dell’amministrazione regionale agli avvocati Giovanni Parisi, Mattia Pani e Andrea Secchi dell'Avvocatura regionale. Questa mossa conferma la volontà della Sardegna di non piegarsi alla pressione del governo centrale, sostenendo che il suo provvedimento è una misura necessaria per preservare l’equilibrio tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale.
Il provvedimento della moratoria è nato in un contesto di tensioni politiche e di crescente preoccupazione per l'impatto che un massiccio sviluppo delle rinnovabili potrebbe avere sul fragile ecosistema dell'isola.
Mentre il governo centrale è determinato ad accelerare la transizione energetica e a raggiungere gli obiettivi climatici fissati a livello europeo, la Sardegna, con la sua storia e il suo paesaggio unico, teme che lo sviluppo indiscriminato di impianti eolici e fotovoltaici possa compromettere irrimediabilmente l'ambiente. La legge n. 5 ha quindi introdotto una sospensione di 18 mesi, durante i quali la Regione intende lavorare per individuare le aree idonee all'installazione degli impianti, in modo da evitare interventi che potrebbero avere conseguenze devastanti.
Parallelamente alla battaglia legale, la giunta regionale ha accelerato il lavoro sulla definizione delle cosiddette "aree idonee", ovvero quelle zone dove sarà possibile installare impianti rinnovabili senza compromettere il paesaggio e l'ambiente. La prima bozza del piano è già pronta, frutto di incontri con i sindaci e di un'attenta analisi del territorio. In queste ore, la presidente Todde e la sua giunta stanno condividendo il documento con i leader dei partiti di maggioranza, in vista di un vertice cruciale nel Consiglio regionale.
Secondo le previsioni, la proposta potrebbe essere discussa già nei prossimi giorni in giunta, con l’obiettivo di approvarla prima che la Corte Costituzionale si pronunci sulla costituzionalità della moratoria.
In questo modo, la Regione intende anticipare una possibile sentenza avversa e dotarsi di una regolamentazione solida per gestire lo sviluppo delle rinnovabili in modo compatibile con la protezione del territorio.
La partita sulle rinnovabili in Sardegna è tutt'altro che conclusa. Da un lato, la Regione è impegnata a difendere la propria autonomia decisionale e a tutelare il patrimonio paesaggistico; dall'altro, il governo centrale punta a rimuovere ogni ostacolo che possa rallentare la transizione energetica. Nel mezzo, la Corte Costituzionale sarà chiamata a decidere se la legge regionale viola o meno i principi costituzionali.
Questo confronto tra poteri mette in luce la complessità del tema delle rinnovabili in Italia, dove spesso le esigenze di sviluppo energetico si scontrano con la necessità di tutelare il territorio. In questo scenario, la Sardegna sta cercando di trovare un equilibrio, consapevole che la posta in gioco è altissima: non solo la protezione del proprio ambiente, ma anche la definizione di un modello di sviluppo che sappia conciliare progresso e sostenibilità.
Il futuro della Sardegna, come polo strategico per le energie rinnovabili, si giocherà nei prossimi mesi, tra tribunali, dibattiti politici e decisioni cruciali per il suo paesaggio e la sua identità.