Il caso Fedez e la morte di Gioele: Quanto vale una vita umana?

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  Un bambino di 10 anni muore, schiacciato da una porta da calcio, e due ore dopo Fedez sale sul palco a Ozieri. La macchina dello spettacolo va avanti, il pubblico è già lì, gli sponsor hanno pagato, il cibo è pronto. Una tragedia che si scontra con il meccanismo implacabile dell’intrattenimento. Ma la domanda che dobbiamo porci, prima di tutto, è: quanto vale una vita umana? Il sindaco di Ozieri aveva chiesto di sospendere il concerto, e la risposta è stata negativa per questioni di ordine pubblico. Dicono: "La gente è già arrivata, la sicurezza sarebbe stata compromessa". E così, uno spettacolo da 200mila euro si è svolto regolarmente. 

  Fedez, sotto i riflettori di una polemica rovente, ha concesso un minuto di silenzio per Gioele, ma non è bastato a placare l’indignazione di chi, da fuori, giudica tutto con la facilità del commento online. Poi il suo video, l’attacco frontale: "Voi fate schifo", rivolto a chi osa mettere in discussione la sua posizione e la stampa in genere. Qui la questione diventa più complessa. L’evento era già in moto, migliaia di persone erano arrivate a Ozieri, con tutte le conseguenze economiche e logistiche del caso. 

  Facciamo una provocazione: se foste stati voi gli organizzatori, con 200mila euro spesi, sponsor e fornitori che hanno investito, e la sicurezza da garantire, avreste davvero sospeso tutto? È una domanda che, se posta con onestà, fa riflettere. Ma questa provocazione porta dritti al nodo centrale iniziale: quanto vale una vita umana? Davvero è tutto negoziabile quando si parla di spettacoli, soldi, sponsor, e sicurezza pubblica? Un bambino è morto poche ore prima di un concerto, a breve distanza dall'evento. Eppure, al centro del dibattito non c’è la vita spezzata di Gioele, ma l’opportunità o meno di far salire Fedez su un palco. Non ci stiamo forse concentrando sulla questione sbagliata? Mentre si discute di chi avesse il diritto di decidere, di chi avesse torto o ragione, nessuno si sta davvero chiedendo perché una porta da calcio sia caduta su un bambino di 10 anni. 

  La vera tragedia è stata forse già messa da parte. Il minuto di silenzio di Fedez è stato un atto simbolico, ma è servito a poco se poi tutto il dibattito si è concentrato su di lui, sui suoi gesti, sulle sue parole. Nessuno si sta più domandando perché quella porta fosse lì, in condizioni tali da uccidere. E qui sta l’amara verità: una vita umana oggi ha meno peso di uno show, di un evento da 200mila euro che non si poteva fermare. Si preferisce discutere delle reazioni sui social, dell’arroganza di un cantante che si proclama intoccabile, piuttosto che indagare sulle responsabilità reali dietro la morte di un bambino. 

  Questo, alla fine, è il vero punto debole del nostro tempo: distrarsi dal problema vero, distogliere lo sguardo dalle domande che contano davvero. Perché, a conti fatti, l’unica domanda che rimane sospesa nell’aria è: quanto vale, davvero, una vita umana?