La violenza taciuta: Quando l'uomo è la vittima

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  Viviamo in un’epoca in cui la retorica femminista, nata con intenti nobili, si è trasformata in una macchina schiacciasassi che non ammette eccezioni né sfumature. Si parla incessantemente di donne vittime, di femminicidi, di abusi subiti, ma ci si dimentica di un aspetto altrettanto cruciale: gli uomini che subiscono violenza, specialmente da parte delle donne, spesso rimangono in un silenzio forzato e doloroso. I dati, per chi ha il coraggio di guardarli in faccia, sono chiari. Anche gli uomini sono vittime di violenza, una violenza che prende la forma di bullismo psicologico, di umiliazioni quotidiane, di manipolazioni sottili ma letali. Eppure, su questo tema si stende un velo di omertà.

  Perché? Perché non fa comodo ammettere che la violenza non ha genere, che anche le donne possono essere carnefici e non solo vittime. La società attuale, intrisa fino al midollo di un iperfemminismo che ha perso il contatto con la realtà, preferisce voltarsi dall’altra parte. Gli uomini che osano denunciare subiscono la beffa oltre al danno: vengono ridicolizzati, accusati di debolezza, quando non apertamente ignorati. 

  È come se non ci fosse spazio per loro in un mondo che li vuole solo colpevoli. La verità è che questo fenomeno, questa violenza invisibile, è ben più diffuso di quanto si voglia ammettere. Le ricerche lo dimostrano, i numeri parlano chiaro: gli uomini sono vittime di abusi, fisici e psicologici, in una misura che dovrebbe far riflettere. Ma in un’epoca in cui il dibattito è monopolizzato da un’unica narrativa, chi ha il coraggio di sollevare la questione viene subito tacciato di misoginia, di tradimento alla causa femminista. Eppure, è proprio la vera uguaglianza che esige giustizia per tutti, senza distinzioni. 

  La violenza deve essere condannata in ogni sua forma, indipendentemente dal sesso della vittima o dell’aggressore. Solo allora potremo parlare davvero di progresso, di civiltà, di giustizia. Ma fino a quel momento, continueremo a vivere in un mondo ipocrita, che preferisce ignorare le sofferenze di alcuni per non disturbare la narrazione dominante.