Editoriale: L'Assunzione della Vergine e l'assunzione di responsabilità in una società malata

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  Il 15 agosto, la Chiesa Cattolica celebra l'Assunzione della Vergine Maria in cielo, un dogma che riempie i cuori dei fedeli di speranza e devozione. Ma oggi, in questa giornata di festa, ci troviamo a riflettere sul doppio significato della parola "assunzione" e su come la nostra società moderna, corrotta e sfibrata, abbia distorto ogni concetto sacro, trasformando persino una festa religiosa in una farsa di ipocrisia e disperazione.

  Viviamo in un'epoca in cui l'"assunzione" è diventata un termine carico di un peso insopportabile. Ci assumiamo responsabilità su responsabilità, finendo schiacciati da un sistema che ci soffoca sotto montagne di aspettative e obblighi. Lavoriamo come schiavi moderni, incatenati a contratti a tempo indeterminato che promettono stabilità ma consegnano solo ansia e alienazione. Ci insegnano a vedere la "buona occupazione" come il fine ultimo della vita, come se il lavoro potesse darci quella pace che solo la fede, secondo la religione, dovrebbe portare. E mentre ci assumiamo rischi e responsabilità che ci logorano, iniziamo a "assumere" altro: farmaci antidepressivi, droghe, alcool, tutto ciò che può anestetizzare il dolore di una vita vissuta senza un vero scopo. 

  È normale allora che ci domandiamo se non stiamo solo accelerando la nostra personale "assunzione" in cielo, una morte prematura e tragica causata da un sistema che ci svuota di umanità. 

  Questa festa dell'Assunzione dovrebbe ricordarci un traguardo spirituale, un momento di gloria e redenzione, ma guardandoci attorno vediamo una società in caduta libera, dove l'unico "assunto" che conta è quello di un posto di lavoro che ci consuma lentamente.

  L'Italia, un paese in cui i giovani non vedono più un futuro se non quello di un'impiego sottopagato e di una vita precaria, è lo specchio di questa degenerazione. Ci hanno insegnato a pregare per l'Assunzione della Vergine, ma forse dovremmo iniziare a pregare per la nostra liberazione dalle catene di una società che ci ammazza giorno dopo giorno.

  Forse è tempo di riscoprire il vero significato della parola "assunzione", non come un atto di servitù verso un sistema ingiusto, ma come un viaggio spirituale verso una vita più piena e autentica. Ma in questa nazione lacerata, dove ogni concetto sembra essere stato contaminato, siamo davvero pronti per questo viaggio? Oppure continueremo a guardare verso l'alto, verso il cielo, sperando in un'Assunzione che non arriva mai, mentre la nostra anima si spegne, lentamente, sotto il peso delle nostre stesse scelte? 

Nota: Questo editoriale è stato scritto in risposta alle storture di una società moderna, e non intende mancare di rispetto a nessuna fede religiosa. Al contrario, intende stimolare una riflessione profonda su come il mondo di oggi abbia tradito i valori spirituali più autentici.