Mentre il sole d’agosto arroventa la terra, la Sardegna si ritrova ancora una volta ad affrontare il suo annuale inferno di fuoco. Le fiamme, insaziabili e indomabili, hanno divampato oggi in ben 18 punti diversi dell’isola, trasformando la tranquilla bellezza delle campagne in scenari apocalittici. A Orroli, quattro incendi hanno devastato la zona, richiedendo l’intervento immediato dei Canadair e degli elicotteri della flotta regionale e nazionale.
Ma, come spesso accade, sono gli uomini a terra i veri eroi di questa lotta impari. A Siligo, il caldo torrido e il fumo denso hanno avuto la meglio su due assistenti del Corpo forestale, costretti a fermarsi per un malore e trasportati d’urgenza all’ospedale di Ozieri. È il prezzo, questo, di una battaglia che sembra non finire mai, in un’estate in cui le promesse di prevenzione e tutela ambientale si sono dissolte come fumo nel vento caldo.
Eppure, ogni anno si ripete lo stesso copione: roghi che divampano, uomini che rischiano la vita, e una regione che, nonostante tutto, sembra sempre impreparata. Ci si chiede quanto ancora il cuore pulsante della Sardegna possa sopportare. Se non è il momento di agire ora, quando?
Forse il vero incendio da spegnere non è solo quello delle fiamme, ma quello delle promesse non mantenute, delle misure preventive annunciate e mai realizzate, di un territorio lasciato a se stesso, in balia di eventi che, con ogni probabilità, torneranno a ripetersi l’anno prossimo, e quello dopo ancora.
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