Dopo 5 anni di distruzione istituzionale. Con Alessandra Todde speravo, da sardo devoto alla "sardità", di avere segnali diversi. Tre mesi di Governo sono pochi. È vero. L' ho scritto proprio ieri. Ma i segnali che arrivano, davanti alle emergenze, mi lasciano perplesso. A cominciare dalla battaglia contro l'eolico e il fotovoltaico. La Sardegna è purtroppo prigioniera dello Stato. Oppressivo. Quelli che ci troviamo di fronte oggi sono i risultati dell' incuria amministrativa di cinque anni di Salvini e di Solinas. Con un retroterra che affonda le radici negli ultimi venti anni. Alessandra Todde, pentastellata, sta dando segnali errati. Lo dico con dolore. Il suo apparato presenta tracce di nomi di discendenza leghista-sardista nei posti chiave. Quasi a continuare la filosofia dei 5 anni del peggior governo della storia della Sardegna. Speravo in una Presidente più presente nella lotta pacifica che il popolo sta affrontando davanti alle emergenze lasciate da altri.
Come la "rivolta degli ulivi" a Selargius, l' abbraccio di cittadini pacifici a Terra Mala contro il Tyrrhenian Link, la simbolica opposizione di ieri notte di manipoli di sardi indignati per i mostri eolici che si muovevano con la loro sinistra imponenza verso i Paradisi della Terra dei 4 Mori. È la volontà popolare che emerge. Civilmente e pacificamente. La presenza della Governatrice sarebbe stata, anche se per pochi istanti, per pochi minuti, un segnale forte e diverso rispetto al passato. Non solo verso i conterranei, ma anche verso l'opinione pubblica nazionale. Un segnale dal significato rivoluzionario, con la Governatrice solidale con il suo popolo nelle battaglie democratiche e pacifiche contro le angherie di Roma e di Bruxelles. Per la prima donna alla guida della Sardegna sarebbe stato un successo straordinario. Per gli oppressori una catastrofe. Almeno sul piano mediatico.