L'Editoriale - Il fascismo come stregoneria: un'eredità malintesa e sovrastimata

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  Nel nostro tempo, in cui la democrazia sembra una fragile creatura minacciata da tentazioni di censura e autoritarismo, il fascismo è divenuto un termine evocativo, utilizzato come un incantesimo per stigmatizzare e sminuire l'avversario politico. Ma il vero problema risiede non tanto nella presenza di ideologie fasciste, quanto nell'uso strumentale che ne fa la sinistra per demonizzare chiunque dissenta dalle sue visioni.

  Questo gioco al massacro, lungi dal rafforzare la democrazia, la rende più vulnerabile e asmatica, una democrazia zoppicante. Negli anni immediatamente successivi alla guerra, la parola "fascismo" aveva un peso specifico, carico di memorie vive e dolorose. Ma oggi, nel tentativo di combattere uno spettro del passato, rischiamo di alimentare un clima di caccia alle streghe.

  Chiunque non si allinei perfettamente con le idee progressiste viene tacciato di fascismo, in una reiterazione perversa della storia. Questo atteggiamento non solo è ingiusto, ma anche controproducente. La disinfestazione del fascismo avrebbe dovuto essere operata con giudizio e comprensione, non con l'acrimonia cieca. Col passare del tempo, il virus fascista ha perso la sua virulenza, ridotto a un'ombra del suo passato. Tuttavia, la continua demonizzazione ha conferito a questo spettro una nuova vita.

  La sinistra, nella sua ansia di purificare il dibattito pubblico, ha finito per alimentare un clima di sospetto e paura, dove il fascismo diviene sinonimo di qualsiasi forma di dissenso. È un paradosso che indebolisce la nostra democrazia, anziché rafforzarla. È ironico notare come la caccia al fascista si sia trasformata in una forma di stregoneria ideologica. Ogni voce dissidente, ogni critica, è prontamente etichettata come fascista, in una sorta di etichettatura automatica che impedisce qualsiasi forma di dialogo costruttivo. La sinistra, nel suo fervore moralistico, ha creato una situazione in cui il fascismo è divenuto un termine privo di significato specifico, usato per squalificare l'avversario senza un reale confronto delle idee. 

  Ma il vero fascismo, con le sue tentazioni autoritarie e la sua violenza, non è più una minaccia reale nel nostro paese. È un'ombra del passato che, sebbene non debba essere dimenticata, non dovrebbe nemmeno essere utilizzata come arma politica per soffocare il dibattito. La vera sfida per la nostra democrazia è quella di saper distinguere tra il ricordo storico del fascismo e l'uso strumentale che se ne fa oggi.

  Il nostro compito, come cittadini di una democrazia matura, è quello di respingere l'uso strumentale del termine "fascismo" e di impegnarci in un dialogo costruttivo. Solo così potremo evitare che il nostro paese cada in una nuova forma di oscurantismo, dove il timore di essere etichettati come fascisti soffoca ogni forma di dissenso. La nostra democrazia merita di meglio, e sta a noi lavorare per renderla più forte e inclusiva, senza ricorrere a cacce alle streghe che alimentano solo divisioni e incomprensioni.