Il caldo torrido non è l'unico tormento che affligge la Sardegna quest'estate. Un problema ben più grave e annoso si ripresenta con prepotenza: il sovraffollamento delle carceri. Un allarme, lanciato da Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione "Socialismo Diritti Riforme ODV", che si fa sempre più acuto e insopportabile.
A Cagliari-Uta, la situazione è a dir poco drammatica: 671 detenuti stipati in una struttura che può ospitarne regolamentarmente solo 561, con una percentuale di sovraffollamento del 119%. E tra questi, 29 sono donne.
Non va meglio a Sassari-Bancali, dove 502 detenuti, tra cui 21 donne, si dividono 454 posti, raggiungendo un sovraffollamento del 110%.
In Sardegna, secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia al 30 giugno, ci sono 2.614 posti per 2.160 detenuti. Un’apparente situazione sotto controllo, ma i numeri assoluti sono ingannevoli. Come sottolinea Caligaris, "il Ministero insiste nel sostenere che in Sardegna non c'è sovraffollamento, ma in realtà i numeri assoluti appaiono ingannevoli perché non corrispondono a quelli riscontrabili all'esame degli Istituti."
La mancanza di direttori stabili aggrava ulteriormente il quadro. Nessuna delle due carceri principali, Cagliari e Sassari, dispone di una direzione stabile, rendendo ancora più difficile la gestione di un sistema già sull'orlo del collasso.
Un paradosso si verifica nelle colonie penali, dove ci sono 598 posti disponibili ma solo 293 detenuti, dei quali 187 sono stranieri. "Sorprende - denuncia Caligaris - che il ministero e il Dipartimento non prendano in esame questa situazione paradossale. Un nodo irrisolto ormai da oltre un decennio, frutto anche del mancato investimento su spazi e luoghi che potrebbero davvero cambiare in meglio la vita di chi deve scontare una pena e perfino del personale."
"Sembra che ogni estate porti con sé la stessa amara realtà: detenuti ammassati come sardine, condizioni igieniche precarie e un personale che, nonostante tutto, cerca di fare il proprio lavoro in un contesto a dir poco impossibile. Si annuncia un'altra estate difficile per le persone private della libertà in Sardegna", spiega Caligaris. La mancanza di azioni concrete da parte delle autorità centrali è un’ulteriore testimonianza di un sistema penitenziario al collasso.
È necessario un intervento immediato e strutturale per risolvere questa situazione intollerabile. "Non possiamo continuare a girare lo sguardo dall'altra parte," avverte Caligaris. È ora che le istituzioni si assumano le loro responsabilità e mettano in atto le riforme necessarie per garantire condizioni dignitose a tutti i detenuti e al personale carcerario.
Il grido di allarme è stato lanciato. Resta solo da vedere se verrà finalmente ascoltato.
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