Il paradosso dell’incredulità: Un terrapiattismo contemporaneo

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  Immaginate per un momento di vivere in un'epoca in cui il sole gira intorno alla terra, e la terra è un disco piatto circondato da un abisso senza fondo. Un'epoca in cui l'evidenza e la logica si piegano davanti a miti e leggende. Non sto descrivendo il Medioevo, bensì il nostro presente, in cui una nuova teoria si insinua nel dibattito accademico: la negazione della storicità di Gesù Cristo. 

  Un articolo recente, rilanciato anche dai media italiani, ha scatenato una discussione che, a dire il vero, non ha motivo di esistere. Paragonare la storicità di Gesù al terrapiattismo anti-scientifico non è solo un insulto all'intelligenza, ma anche una mancanza di rispetto per il metodo storico e scientifico che ci ha portato fin qui.

  Adriano Virgili, storico del cristianesimo, afferma con autorevolezza che non esistono fonti sufficienti per mettere in dubbio l'esistenza di Gesù. Non si parla di testimonianze vaghe o di leggende tramandate oralmente, ma di dati storici, archeologici e testuali che confermano la sua presenza nel tessuto storico dell'impero romano. Nonostante ciò, alcuni persistono nell'ignorare l'evidenza, preferendo teorie marginali e senza fondamento.

  Virgili si chiede: "San Paolo parla poco del Messia? Questo è falso. La distanza dei Vangeli dai fatti narrati non è significativa. Sono argomenti che non meritano discussione seria." Si potrebbe pensare che una simile teoria abbia radici solide, ma la realtà è ben diversa. Come per il terrapiattismo, che ignora le immagini satellitari e la fisica di base, i negazionisti della storicità di Gesù ignorano i dati e le analisi dettagliate degli studiosi. 

  La figura di Gesù emerge non solo dai testi sacri, ma anche da fonti non cristiane, come gli scritti di Tacito e Giuseppe Flavio. Affermare il contrario significa abbracciare un'ignoranza volontaria. L'ironia di questa situazione non sfugge a chi è avvezzo ai paradossi storici. Come possiamo, in un'epoca in cui la scienza e la tecnologia hanno risolto enigmi secolari, ricadere in un simile oscurantismo? 

  Forse è proprio la nostra sete di sensazionalismo e il nostro disprezzo per la complessità a portarci su questa strada. La negazione della storicità di Gesù è, in fondo, una mancanza di rispetto per il nostro stesso passato. È una rinuncia alla verità in favore di un mito contemporaneo che non resiste al vaglio della ragione. E come tutte le mode effimere, è destinata a scomparire, lasciando solo un'ombra nella storia del pensiero umano. Alla fine possiamo scegliere di vivere in un mondo piatto, circondati dall'oscurità dell'ignoranza, o possiamo abbracciare la complessità e la ricchezza della nostra storia, onorando la memoria di figure che, come Gesù, hanno lasciato un'impronta indelebile nella nostra cultura e nella nostra civiltà. La scelta, come sempre, spetta a noi.