Il recente e tragico decesso di Satnam Singh, bracciante indiano abbandonato dopo aver subito un incidente sul lavoro nei campi di Latina, ha riacceso i riflettori su una piaga sociale che continua a infestare l'Italia: il caporalato. Un fenomeno che, nonostante le promesse roboanti e le lacrime versate in diretta televisiva, rimane dolorosamente radicato nel nostro tessuto agricolo.
La morte di Singh non è solo una tragedia personale, ma il simbolo di un sistema corrotto che sfrutta i lavoratori più vulnerabili, relegandoli a condizioni di semi-schiavitù. Il "metodo Lovato", che prevede finti licenziamenti per ottenere sussidi di disoccupazione e mantenere i lavoratori in nero, è emerso come una pratica tanto diffusa quanto crudele. Questo sistema non solo defrauda l'INPS, ma pone i braccianti in una posizione di totale precarietà e vulnerabilità?
Non possiamo dimenticare le lacrime della ministra dell'agricoltura Bellanova del governo Conte bis, che proclamava con fierezza la fine del caporalato. Erano parole vuote, promesse non mantenute, come dimostra la cruda realtà dei fatti. Oggi, i politici gridano allo scandalo, ma dov'erano quando queste pratiche venivano perpetuate sotto i loro occhi? È facile indignarsi ora, ma ciò di cui abbiamo bisogno sono azioni concrete e tempestive, non lacrime tardive e vuote dichiarazioni di intenti.
Il caso di Satnam Singh è solo l'ultimo di una lunga serie di episodi che rivelano la brutalità di un sistema che calpesta la dignità umana. È inaccettabile che nel 2024 si debbano ancora raccontare storie di lavoratori abbandonati come rifiuti, dopo aver dato il loro sangue nei campi. Questa tragedia deve essere un punto di non ritorno, un momento di svolta che costringa le istituzioni a prendere misure decisive e non più procrastinabili?.
Le parole di cordoglio e le promesse di giustizia suonano ormai come una beffa di fronte alla reiterazione di questi crimini. È tempo di agire, di rafforzare i controlli, di aumentare il numero degli ispettori del lavoro e di rompere i legami tra aziende agricole e organizzazioni criminali. Solo così potremo sperare di estirpare questa piaga una volta per tutte.
In memoria di Satnam Singh e di tutti i braccianti che ogni giorno subiscono in silenzio, dobbiamo esigere che giustizia venga fatta, non solo per i singoli casi, ma per un intero sistema marcio che deve essere smantellato. Non c'è più spazio per le promesse non mantenute: è tempo di risultati concreti.
![]()