L'autonomia differenziata tra regioni ed esecutivo: una norma controversa

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  Il recente dibattito sul disegno di legge Calderoli, riguardante l'autonomia differenziata tra le Regioni e il governo centrale, continua a suscitare polemiche e preoccupazioni tra costituzionalisti e politici. 

  La docente di Diritto pubblico comparato all'Università di Sassari, Carla Bassu, ha evidenziato le numerose criticità e contraddizioni presenti nella proposta di legge. Secondo la Bassu, la norma si inserisce in un contesto costituzionale delicato, poiché prevede la possibilità per le Regioni di ottenere competenze su nuove materie, ampliando notevolmente il loro potere legislativo. 

  Tuttavia, questo ampliamento rischia di creare profonde disparità tra le Regioni stesse, andando a ledere il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione. "La riforma del titolo V della Costituzione del 2001 prevedeva già una maggiore autonomia per le Regioni ordinarie," spiega Bassu, "ma finora non è stata attuata una legge che disciplinasse in modo coerente questa autonomia. Il disegno di legge Calderoli rischia di aggravare le disuguaglianze, trasformando alcune Regioni in enti privilegiati a scapito di altre." 

  Un punto centrale della critica di Bassu riguarda la negoziazione bilaterale tra il governo centrale e le singole Regioni, escludendo il Parlamento dal processo decisionale. Questo metodo potrebbe portare a una frammentazione del potere legislativo e a una gestione inefficace delle risorse nazionali. Nonostante le promesse di una maggiore efficienza e di un miglioramento nella gestione delle risorse locali, Bassu avverte che questa autonomia differenziata potrebbe accentuare le disparità già esistenti, specialmente tra Nord e Sud Italia. 

  "Il Sud rischia di diventare un serbatoio di forza lavoro per il Nord," avverte la costituzionalista, "con conseguenze sociali ed economiche devastanti." L'articolo 119 della Costituzione, che sancisce la perequazione finanziaria tra le Regioni, viene messo in discussione dalla proposta Calderoli, secondo Bassu. "La legge non prevede meccanismi sufficienti per garantire che tutte le Regioni possano offrire ai propri cittadini gli stessi livelli di prestazioni nei servizi essenziali, come sanità e istruzione," conclude la docente. Il dibattito sulla riforma dell'autonomia regionale è destinato a continuare, sollevando questioni fondamentali sulla struttura stessa dello Stato italiano e sulla capacità delle sue istituzioni di garantire equità e giustizia per tutti i cittadini.