Tradizione letale: pellegrini cadono sotto il caldo record alla Mecca

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  Il caldo torrido che ha recentemente colpito la Mecca, raggiungendo temperature record di 51,8 gradi Celsius, ha provocato la morte di almeno 577 pellegrini durante il pellegrinaggio annuale dell'hajj. Questa tragedia umana, con centinaia di vite spezzate nel luogo più sacro dell'Islam, rivela le follie di una fede che non conosce limiti né ragione. 

  L'infervorata devozione dei musulmani, che li spinge a sfidare le condizioni estreme, mette a nudo l'irrazionalità di una religione che sacrifica i suoi fedeli sull'altare della tradizione. La fede cieca, in nome di un dio, continua a seminare morte e disperazione, mostrando quanto l'uomo possa essere ostinatamente legato a credenze arcaiche, anche a costo della propria vita. La cecità della fede religiosa, che spinge migliaia di pellegrini a sfidare condizioni climatiche mortali, dimostra l'incapacità dell'umanità di evolversi oltre i dogmi. Questo evento tragico sottolinea la necessità di un confronto critico con le pratiche religiose e la loro compatibilità con il mondo moderno. I pellegrini, spinti da un fervore irrazionale, si sono ritrovati a perire in massa, vittime di una devozione cieca che non ammette deroghe né compromessi. Questa è la crudele realtà di una fede che, in nome di un dio misericordioso, esige sacrifici umani degni delle più arcaiche superstizioni.