L’Italia e la scandalosa scarcerazione di Ilaria Salis: una vergogna per l’Europa

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  La scarcerazione di Ilaria Salis, avvenuta dopo 16 mesi di detenzione in Ungheria, è un evento che riflette tristemente sull'immagine dell'Italia in Europa. Non basta solo la liberazione della Salis, ottenuta grazie alla sua elezione a eurodeputata, ma la modalità con cui questa è stata raggiunta solleva molti interrogativi. Il fatto che per liberare una nostra connazionale, seppur discutibile nei suoi comportamenti, sia stato necessario candidarla alle elezioni europee è ridicolo e sintomatico di una nazione che sembra contare poco sulla scena internazionale. 

  Questo nonostante i presunti buoni rapporti con Viktor Orbán, il premier ungherese. Siamo arrivati al punto in cui il voto di scambio non è più un segreto da sussurrare nei corridoi del potere, ma una pratica necessaria per ottenere ciò che dovrebbe essere un diritto fondamentale: la giustizia. L’Italia ha mostrato ancora una volta la sua incapacità di gestire questioni internazionali senza ricorrere a mezzucci. La figura della Salis, per quanto controversa e capace di scatenare passioni forti, non avrebbe dovuto necessitare di un salvacondotto politico per ottenere la libertà. 

  La sua elezione a eurodeputata, con tutta probabilità facilitata da un preciso calcolo strategico, suona come una presa in giro per tutti quei cittadini che credono ancora nella meritocrazia e nella trasparenza delle istituzioni. La scarcerazione è stata possibile grazie all'immunità parlamentare, una protezione che la Salis ha ottenuto solo dopo essere stata eletta. Questo è un esempio lampante di come la politica italiana, incapace di risolvere problemi attraverso canali diplomatici e giuridici, debba piegarsi a pratiche discutibili per raggiungere i suoi obiettivi. 

  Ora celebriamo il ritorno di Ilaria Salis in patria ma dovremmo anche riflettere seriamente sul significato di questa vicenda. Essa mette in luce le debolezze strutturali della nostra politica estera e il bisogno urgente di una riforma che renda il nostro Paese capace di far rispettare i diritti dei suoi cittadini senza dover scendere a compromessi che ne macchiano la reputazione. È tempo che l'Italia si guardi allo specchio e riconosca che non possiamo continuare a gestire le nostre questioni internazionali come se fossimo in un mercato rionale, dove tutto ha un prezzo e nulla ha un valore intrinseco.