Quando si parla di Sardegna, viene subito in mente un’isola di bellezze mozzafiato, storia millenaria e tradizioni che risalgono a tempi immemorabili. Ma che cosa succede quando la modernità, con la sua fretta di “sviluppo” e “innovazione”, minaccia di cancellare con un colpo di spugna questo patrimonio inestimabile? È quello che sta accadendo ora, con l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici che rischiano di trasformare la nostra terra in un parco giochi per multinazionali dell’energia, senza alcun rispetto per la storia e la cultura che rendono unica la Sardegna.
Giovanni Ugas e Momo Zucca, due docenti universitari, non ci stanno.
Hanno lanciato un grido d’allarme, denunciando la scelleratezza di un governo che, in nome della sostenibilità e del progresso, sta per compiere un vero e proprio sacrilegio. La Sardegna non è un campo di battaglia dove far esplodere turbine e pannelli solari a casaccio, senza una pianificazione che tenga conto delle bellezze che ci sono. No, la Sardegna è un tesoro, con i suoi nuraghi, le sue domus de janas, le sue tombe dei giganti che raccontano storie di un passato glorioso.
Il rischio è concreto: intere aree archeologiche, già fragili e poco tutelate, potrebbero essere devastate da questi progetti che, più che energia pulita, sembrano volerci regalare un paesaggio post-apocalittico. Il ministero, se non si sveglia dal torpore, rischia di passare alla storia come il principale complice di un atto vandalico senza precedenti. Gli archeologi e gli studiosi, che si battono per la salvaguardia del nostro patrimonio, sono costretti a combattere contro una burocrazia cieca e una politica sorda. E la cosa più grave? Molte delle autorizzazioni per questi impianti sono state concesse senza neanche un minimo di consultazione con gli esperti del settore.
E allora, caro lettore, chi ha il compito di difendere questa terra? Chi è disposto a dire basta a questa follia? Non bastano certo le dichiarazioni di circostanza dei politici di turno, che scendono in campo solo quando il danno è fatto. È ora di passare dalle parole ai fatti. È tempo di fermare lo scempio, di mettere in campo tutte le forze per salvaguardare ciò che resta del nostro passato. La Sardegna non è una terra da saccheggiare, ma un patrimonio da proteggere, per noi e per le generazioni future.
Quindi, se ancora qualcuno ha a cuore la nostra identità e la nostra storia, è il momento di alzare la voce. E se il governo non ascolta, se le istituzioni continuano a voltarsi dall’altra parte, allora tocca a noi, cittadini, difendere con ogni mezzo questa terra che è il nostro orgoglio, la nostra memoria. Fermiamo questo scempio. Non c’è più tempo da perdere.