Sardegna: L’isola dei poveri. Un dramma ignorato

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  In un paese che si vanta di fare passi avanti, c’è un angolo dimenticato dove il tempo sembra essersi fermato, e non per buona sorte. La Sardegna, un tempo isola di prosperità e bellezza, oggi piange lacrime di miseria. L’ultimo rapporto è una pugnalata al cuore: un terzo dei sardi è a rischio povertà e il 7% è già ai margini.

  Numeri da brivido che descrivono una realtà che non possiamo più ignorare. La verità è che mentre i politici a Roma giocano a fare i salvatori della patria, qui si muore di fame. L’Italia si riempie la bocca di parole come "crescita" e "sviluppo", ma la Sardegna è lasciata a marcire. L’isolamento geografico diventa isolamento economico e sociale, in una spirale discendente che non sembra avere fine. Il dato che un terzo dei sardi sia a rischio povertà è sconvolgente, ma forse ancora più agghiacciante è quel 7% già ai margini, persone dimenticate, lasciate a sopravvivere con le briciole. Questi numeri non sono solo statistiche, sono vite umane, sono famiglie distrutte, sono bambini che crescono senza futuro. Ci si riempie la bocca di progetti per il rilancio del turismo, di investimenti nelle energie rinnovabili, di mirabolanti piani di sviluppo. 

  Ma intanto, la Sardegna affonda. I giovani, spinti dalla disperazione, abbandonano la loro terra in cerca di opportunità altrove, alimentando una diaspora che svuota l’isola delle sue forze migliori. E chi rimane? Gli anziani, i disoccupati, coloro che non hanno nemmeno la forza di andarsene. L'economia sarda è un malato terminale tenuto in vita da misure palliative, quando invece avrebbe bisogno di una terapia d’urto. Servono investimenti veri, infrastrutture moderne, un piano strategico che sappia valorizzare le risorse uniche di questa terra. Invece, ci troviamo con una politica miope, che naviga a vista, incapace di visione a lungo termine. E mentre i politici giocano con le parole, i sardi muoiono di fame. È una vergogna nazionale che non possiamo più tollerare. La Sardegna non è solo un bel posto per le vacanze estive, è una terra ricca di storia e cultura, ma soprattutto è una terra abitata da persone che meritano rispetto e dignità. Bisogna smetterla di trattare la Sardegna come una Cenerentola, buona solo a pulire le scarpe degli altri. È ora di agire con decisione, di portare investimenti reali, di creare lavoro e opportunità per chi vive qui. Non servono elemosine, serve un piano di sviluppo serio, che possa ridare speranza a un’isola che sta morendo giorno dopo giorno. La Sardegna merita di più, merita di essere ascoltata, merita di essere aiutata a rialzarsi. Perché non c’è niente di più triste e ingiusto che vedere una terra così bella e ricca di potenzialità, ridotta alla miseria e alla disperazione.