L'antifascismo come foglia di fico: il caso della targa a Sergio Ramelli

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  Sarebbe piuttosto riduttivo pensare che cancellare un nome con uno spray possa cancellare anche la storia, o peggio, le responsabilità. Eppure, a Cagliari, qualcuno ha pensato bene di farlo, imbrattando la targa dedicata a Sergio Ramelli, giovane del Fronte della Gioventù morto nel 1975 a seguito di un'aggressione brutale. 

  Ramelli è una figura tragica, la cui morte dovrebbe ricordarci gli eccessi in cui può degenerare la lotta politica. Invece, la sua memoria è stata trasformata in un campo di battaglia ideologico, uno strumento di discordia anziché di riflessione. L'inaugurazione della piazzetta a suo nome a Cagliari è stata seguita da polemiche che dimostrano come, in Italia, la politica non riesca a superare nemmeno gli odi di mezzo secolo fa. 

  Il commento del segretario provinciale del Pd, Jacopo Fiori, parla di una destra "becera e cameratesca", mentre Francesca Mulas di Possibile avverte contro i rischi di trasformare il luogo in un ritrovo per "nostalgici neofascisti". La retorica dell'antifascismo diventa così un comodo paravento dietro cui nascondere incapacità di dialogo e di comprensione, oltre a un'opportunità per brandire la scure della moralità senza dover realmente affrontare i nodi critici della nostra convivenza civile. 

  Queste reazioni rivelano una profonda miopia: non vedono che il vero pericolo non è nella commemorazione di una vittima di violenza politica, ma nel perpetuare divisioni attraverso la demonizzazione dell'avversario. Alzare lo spettro del fascismo ogni volta che la destra propone qualcosa non è solo stancante, è deleterio. Non fa che acuire le fratture, dando vita a una politica dello scontro perpetuo che guarda al passato piuttosto che al futuro. 

  Stasera, a Cagliari, si terranno due manifestazioni: una fiaccolata per ricordare Ramelli e un presidio antifascista. Sarà un'occasione per vedere se il dialogo ha ancora una chance in questa città, o se le vecchie accuse e le vecchie paure avranno ancora la meglio. Se davvero vogliamo onorare la memoria di tutti i Sergio Ramelli, dovremmo imparare a parlare di storia con rispetto reciproco, anziché usarla come arma ideologica. Il tentativo di cancellare Sergio Ramelli dalla piazza non farà altro che dimostrare l'incapacità di affrontare il nostro passato con onestà e maturità. È tempo di smetterla di coprire i dissonanti suoni della nostra storia con il frastuono dell'antifascismo retorico e cominciare a ascoltarli, per comprendere davvero.