Il coraggio vince: Roberto Vannacci torna in libreria - Una recensione tra la Maddalena e l'autocelebrazione

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  Nel nuovo libro di Roberto Vannacci, intitolato "Il coraggio vince", ci si imbatte in un racconto che potrebbe essere descritto, con un'indulgenza ironica, come un'opera densa di autocelebrazione con sprazzi di umorismo involontario. Un testo in cui il generale, con la stessa destrezza con cui si dice abile nel muoversi tra i meandri della politica e dell'esercito, danza tra le pagine narrando imprese ed esperienze con un tono che sembra richiamare l'epos degli eroi omerici, se non fosse per il fatto che la sua Iliade è intrisa di un narcisismo contemporaneo piuttosto che di nobili gesta mitologiche. Da subito, il libro svela una caratteristica affascinante del generale: quella di un uomo che si autodefinisce come un incursore nella vita, capace di fronteggiare ogni sfida con un coraggio e una determinazione che rasentano il sovrumano. 

  Una qualità, questa, che non si discosta molto dall'immagine che il generale ha voluto costruire di sé nei media e nella pubblica opinione, facendo leva su un'idea di mascolinità che appare, agli occhi di un osservatore disincantato, tanto anacronistica quanto affascinante per la sua intransigenza. Qualità che nel testo dice di aver preso dal nonno materno della Maddalena.  Vannacci racconta le sue vicende con una sicurezza che confina con l'arroganza, ma che non si può fare a meno di ammirare, proprio come quei personaggi dei romanzi picareschi che, nonostante le loro mille avventure, non perdono mai la loro essenza. Egli è, senza dubbio, l'eroe del suo racconto, colui che non cade mai, ma che, se per qualche astrusa ragione dovesse accadere, sarebbe in grado di rialzarsi con maggior forza, come la fenice che risorge dalle proprie ceneri. Il generale si erge a simbolo di un'italianità che lotta e non si arrende, che vince nonostante tutto e tutti, che si fa strada a colpi di coraggio e determinazione in un mondo che appare sempre più cinico, disilluso e come insiste a dire "al contrario". 

  Egli incarna l'ideale di un leader che, con il suo esempio, vuole indicare la via della redenzione attraverso l'azione e il sacrificio personale, una narrazione che, seppur carica di retorica, trova il suo spazio in un contesto culturale alla ricerca di punti fermi e di figure carismatiche. Eppure, in questo inno all'io, non mancano momenti di inattesa riflessione, dove il generale si interroga sul significato più profondo delle sue imprese, su quello che resta quando le luci della ribalta si spengono e il clamore delle ovazioni si affievolisce. È in questi istanti di introspezione, presenti nei capitoli nei quali l'autore si confronta con un inedito comap di battaglia: lo studio televisivo, che il personaggio di Vannacci si svela nella sua complessità, mostrando un lato più umano e vulnerabile, un guerriero che sa essere anche poeta, capace di cogliere la bellezza e il dolore che si celano dietro ogni vittoria e ogni sconfitta. Il coraggio vince, dunque, si propone come una lettura che va oltre la mera autocelebrazione, anche se all'apparenza potrebbe sembrarlo, offrendo uno spaccato di vita vissuta con intensità e passione, un invito a non arrendersi mai, a credere in se stessi e nelle proprie capacità, anche quando tutto sembra remare contro. Un messaggio, questo, che, nonostante possa apparire scontato, trova nel generale Vannacci un interprete autentico e convincente, un uomo che ha fatto del coraggio non solo un titolo per il suo libro, ma la bussola della sua esistenza. Continuando sulla traccia del libro siamo invitati a percorrere i sentieri di un'esistenza che non si accontenta di essere vissuta nell'ombra, ma che ansima per l'azione, per l'epica, per l'avventura. Vannacci non è solamente un generale, ma un esploratore di vita, un moderno Ulisse che, anziché navigare verso Itaca, percorre le jungles urbane e le foreste di cemento in cerca di sfide da superare, di nemici da affrontare, di alleati da conquistare. Il libro, in tal senso, si trasforma in una sorta di manuale di vita per chiunque senta l'urgenza di superare i propri limiti, di sfidare le proprie paure, di vivere, in ultima analisi, secondo principi di lealtà, onore e coraggio. Vannacci condivide le sue esperienze non con l'intento di glorificarsi, ma di ispirare, di mostrare che dietro ogni traguardo raggiunto vi è un percorso fatto di sacrifici, di rinunce, di duro lavoro. Il messaggio è chiaro: non esistono scorciatoie per il successo, non vi sono vittorie senza battaglie, non si può aspirare alla gloria senza aver prima conosciuto la fatica del combattimento. Ma "Il coraggio vince" non è solo azione e dinamismo; è anche una riflessione sul senso di appartenenza, sulla ricerca di un'identità in un mondo in rapida trasformazione, dove le certezze di ieri sembrano vacillare di fronte alle incertezze di domani. Vannacci si erge a paladino di valori considerati desueti da molti, ma che, nel suo narrare, ritrovano una nuova, inaspettata attualità. Egli invita a non dimenticare le radici, a non tradire l'eredità dei padri, a lottare perché ciò che è stato costruito non vada perduto. Nelle pagine del libro traspare, inoltre, una profonda comprensione dell'umanità, nelle sue luci e nelle sue ombre. Vannacci non si risparmia nel mostrare anche gli aspetti più critici del suo carattere, le sue debolezze, le sue incertezze, in un gioco di specchi in cui l'eroe e l'uomo si riflettono l'uno nell'altro, rivelando una complessità che va ben oltre l'immagine pubblica. È questa capacità di introspezione, questa onestà nel mettersi a nudo, che conferisce al testo una profondità insospettata, trasformando "Il coraggio vince" in qualcosa di più di una semplice narrazione di eventi: in un viaggio nell'anima di un uomo che ha osato sfidare se stesso e il mondo. In conclusione, "Il coraggio vince" emerge non solo come testimonianza di una vita straordinaria, ma come un invito a ciascuno di noi a non accontentarsi della mediocrità, a perseguire i propri sogni con tenacia e determinazione, a non perdere mai di vista ciò che veramente conta. Vannacci, attraverso le sue parole, ci ricorda che il coraggio non è l'assenza di paura, ma la capacità di affrontarla, di andare oltre, di vincere nonostante tutto. E, forse, è proprio questo il messaggio più prezioso che il libro lascia al lettore: l'invito a vivere con coraggio, perché solo così si può davvero vincere.