E’ quanto emerge da un’analisi dell’Unione europea delle cooperative
Uecoop in occasione della Giornata mondiale del turismo il 27
settembre su dati Istat relativi ai micro paesi d’Italia con meno di
150 abitanti, veri e propri tesori di tradizione, paesaggio e
architettura da scoprire anche fuori dai tradizionali itinerari
turistici. Da nord a sud della Penisola i 139 micro paesi che ancora
resistono– afferma Uecoop – rappresentano un patrimonio da promuovere
con un’azione congiunta di Stato e cooperative grazie a progetti di
valorizzazione del paesaggio e di creazione di servizi in loco con il
recupero di opportunità professionali per i giovani italiani e per le
categorie più svantaggiate, con 1 italiano su 2 favorevole - secondo
il sondaggio Uecoop/Ixè - alla distribuzione degli immigrati nelle
aree interne del Paese per recuperare i piccoli borghi abbandonati e
combattere lo spopolamento del territor
Una cooperazione buona che fa bene all’Italia sviluppa l’economia
senza perdere valore sociale – sottolinea Uecoop - come succede a
Camini, minuscolo paese in provincia di Reggio Calabria, con poco più
di 250 abitanti, quasi tutti anziani, dove la cooperativa Eurocoop,
insegna ai migranti mestieri come muratore, falegname, fabbro e li
inserisce nella comunità locale facendo rivivere il paese. In Toscana,
nel borgo medioevale di Rondine, in provincia di Arezzo, invece –
spiega Uecoop - la cooperativa La Rondine ospita studenti che arrivano
da zone di guerra come Balcani, Caucaso, Medio Oriente e Africa,
studiano insieme, sperimentano la convivenza e la pace e poi tornano
nei loro Paesi di origine per costruire un futuro per le loro comunità
nazionali.
In Lombardia l’antico Borgo di Ornica, in alta Valle Brembana in
provincia di Bergamo: con 160 abitanti, a circa 1000 metri di
altitudine, nel parco Regionale delle Orobie Bergamasche, nel corso
degli anni si è quasi completamente spopolato e molte abitazioni sono
rimaste vuote e spesso abbandonate. In questo contesto – spiega Uecoop
– la cooperativa Donne di Montagna ha puntato su un’esperienza di
ospitalità diffusa per recuperare e far rivivere il centro abitato, ma
anche baite estive e alpeggi: così che è nato l’albergo diffuso di
Ornica nelle abitazioni ormai disabitate e ristrutturate. Inoltre –
evidenzia Uecoop – grandi e bambini possono scoprire tutto sulla
lavorazione della lana, sulla produzione del formaggio, confetture e
conserve e sulla raccolta e lo studio delle erbe spontanee di
montagna.
Senza un vero rilancio – spiega Uecoop – si rischia di allungare
l’elenco degli oltre 6mila borghi fantasma, senza più neppure un
abitante, che già punteggiano valli e montagne da nord a sud della
Penisola.
Dei micro paesi con meno di 150 residenti circa la metà si
trova in Piemonte, in particolare nella provincia di Cuneo (ma anche
nel Torinese e fra Asti e Alessandria), ma se ne trovano anche in
Lombardia nelle province di Pavia, Brescia, Lodi, Sondrio e Bergamo,
nel Lazio in provincia di Rieti, in Liguria fra Savona e Imperia,
nelle Marche in provincia di Macerata, in Emilia Romagna nel
Piacentino, in Sardegna fra Sassari e Oristano, in Abruzzo nelle
province di Chieti e L’Aquila, ma anche in Molise, Veneto e Valle
d’Aosta. All’inizio del 2018 dalla lista ne sono spariti altri tre per
fusione con altri comuni, mentre nella top ten dei comuni più piccoli
– spiega Uecoop – troviamo al primo posto Moncenisio (Torino) con 29
abitanti e a seguire Morterone (Lecco) con 35 abitanti, Briga Alta
(Cuneo) con 40 residenti, Pedesina (Sondrio) con 41, Ingria (Torino)
con 46, Valmala (Cuneo) e Ribordone (Torino) con 49, Torresina (Cuneo)
con 51, Massello (Torino) con 52 e fino al 2017 c’era Sabbia in
provincia di Vercelli con 54 abitanti che però è stato fuso con
Varallo e quindi al decimo posto è subentrato il comune di Cervatto,
sempre nel Vercellese e sempre con 54 abitanti.
“Non dobbiamo disperdere l’enorme potenziale dei piccoli borghi –
spiega il Presidente di Uecoop Gherardo Colombo, storico componente
del pool di Mani Pulite – perché sono presidi importanti su territori
sempre più abbandonati e perché possono diventare occasioni di lavoro
in ambito sociale e turistico per l’inserimento di giovani, stranieri
ma anche persone che cercano uno strada per costruirsi un futuro nella
legalità dopo gli errori del passato. Nei piccoli borghi la buona
cooperazione, quella che punta allo sviluppo sostenibile e al rispetto
delle persone, può trovare un formidabile terreno di azione utile
all’economia, alla società, a chi già vi abita e a coloro che
intendano trasferirvisi per contribuire, attraverso le più diverse
attività, alla rinascita di queste comunità”.