Quarant’anni dopo, Re e sudditi tornano sul trono del rock italiano. Piero Pelù, Ghigo Renzulli, Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo – la formazione storica dei Litfiba – si riuniscono per un tour celebrativo da venti date che attraverserà l’Italia. Una di queste, la più attesa in Sardegna, sarà sabato 1 agosto all’Anfiteatro Ivan Graziani di Alghero, nell’ambito dell’Alguer Summer Festival 2026.
La rassegna, organizzata da Shining Production insieme a Fondazione Alghero, Comune e Roble Factory, aggiunge così un altro colpo grosso al suo cartellone, già impreziosito da Caparezza e Claudio Baglioni. «Siamo orgogliosi di ospitare un gruppo che ha segnato un’epoca – ha dichiarato Graziano Porcu, presidente della Fondazione Alghero –. Sarà uno dei momenti più alti dell’estate, capace di unire generazioni diverse attorno a un suono che ha fatto la storia del rock italiano».
I biglietti sono disponibili su Vivaticket con prevendita dal 30 ottobre alle 12 fino alle 9:59 del 31 ottobre, e vendita generale dalle 10 dello stesso giorno.
Il tour prende il titolo da uno dei dischi più amati della band: “17 Re”, pubblicato nel 1986 e ancora oggi considerato un capolavoro della new wave italiana. Un doppio album visionario e sperimentale, secondo tassello della “Trilogia delle vittime del potere”, assieme a Desaparecido e Litfiba 3. Una musica fatta di rabbia, poesia e denuncia, in un’Italia che allora cercava di uscire dagli anni di piombo ma inciampava nelle proprie contraddizioni.
Riascoltare oggi 17 Re significa ritrovare l’energia di un’epoca che non aveva paura di rischiare. E i Litfiba di Pelù e Renzulli, con le tastiere di Aiazzi e il basso di Maroccolo, promettono di riportare in scena quella forza grezza, teatrale, ancora viva.
Il tour, intitolato “Quarant’anni di 17 Re”, sarà una cavalcata nell’immaginario litfibiano: i brani dell’album suonati come mai prima, insieme ai classici che hanno reso la band una leggenda del rock europeo.
Un ritorno che sa di rito collettivo più che di nostalgia. Perché certe canzoni, come certi re, non invecchiano mai — al massimo cambiano corona.