È uno di quei rituali che esiste solo al Sud Italia, con prodotti e abitudini diverse a seconda della località ma lo stesso nobile intento: far sentire la propria vicinanza a chi ha perso una persona cara, offrendo supporto morale e pratico. Serve tempo per elaborare un lutto, tantissimo tempo, e specialmente all’inizio si ha bisogno di avere serenità, almeno da un punto di vista concreto. Al cibo, allora, ci pensano gli amici, i familiari, che si affrettano a preparare le pietanze a chi è in difficoltà.
Si chiama consolo, ed è un vero ristoro per l’anima, la più alta forma di consolazione che si possa trovare al Meridione.
Durante il Medioevo, poi, si fece sempre più strada l’abitudine di condividere il cibo anche con i partecipanti alla veglia funebre. Era l’epoca della superstizione, della magia, della caccia alle streghe, un tempo in cui si lasciava lievitare il pane sul corpo del defunto da far consumare poi al “Mangiatore di Peccati”, preziosa figura che aveva il compito di assolvere tutti i peccati compiuti dal morto. Tornando all’Antica Roma, una forma di banchetto funebre esisteva già, il silicernium, mentre la coena novendialis, nove giorni dopo la sepoltura, era la festa che segnava la fine della veglia. Oggi non si tratta di un vero banchetto, ma di un gesto d’amore da parte delle persone care, che comincia fin dal primo giorno, al mattino, con la colazione.
In Campania è rimasta l’abitudine di portare, in alcuni casi, solo zucchero e caffè, simbolo di vicinanza e affetto. Mentre i parenti più stretti accorrono carichi di pasti caldi, colleghi o persone meno vicine possono limitarsi ai pacchi facilmente conservabili, da tenere in dispensa e usare al momento del bisogno. Per il resto, via libera a mozzarelle, gattò di patate, minestre e pizza calda, sfogliatelle e caffè pronto per rinfrancare gli animi. Un’abitudine nata anche per praticità: un tempo il focolare domestico veniva spento per tre giorni durante un lutto, dettaglio che rendeva difficile cucinare. Il consolo è fondamentale, poi, in Sicilia, Puglia, Sardegna, Calabria e Basilicata, diffuso anche in alcune zone del Centro come l'Abruzzo: pane, pasta e vino non mancano mai, poi naturalmente in ogni regione si ricorre alle specialità locali, a cominciare dai dolci.
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