Tutti, almeno una volta, abbiamo avuto l’occasione di sfidarci a Calciobalilla, o biliardino. Un gioco che ha attraversato generazioni, ma le sue origini restano avvolte nel mistero. L'etimologia del termine potrebbe derivare dall'uso del tavolo da gioco nei centri di riabilitazione psicomotoria per i reduci della Seconda guerra mondiale, noti come "balilla". Nonostante vari Paesi europei abbiano cercato di rivendicarne l'invenzione, l'unica certezza è che il Calciobalilla è diffuso a livello globale.
Quando si parla di regole, emerge il classico detto: "Paese che vai, usanza che trovi". Ogni giocatore ha le sue abitudini e ogni partita può variare nelle modalità di gioco. Il campo da battaglia è sempre lo stesso: un tavolo con 22 figure rosse o blu disposte secondo un modulo inusuale (2-5-3), pronte a sfidarsi fino all’ultimo gol. Le partite, spesso accese e interminabili, sanno tenere incollati i partecipanti per ore.
Un aspetto affascinante del Calciobalilla è la varietà di stili. Personalmente, ho incontrato giocatori imbattibili, soprattutto quelli abili nell’uso delle sponde. Molti conoscono le sfide di sponda: la pallina, quando entra in gioco, deve toccare due sponde prima di poter essere considerata attiva. La vittoria è decretata alla squadra che segna per prima 8 gol.
Il biliardino è ricco di mosse e strategie iconiche, dal temuto "passetto" fino alla "fotografia", che punisce il malcapitato che difende con la stecca del portiere. La Federazione Internazionale di Calcio da Tavolo (ITSF) sta lavorando per creare un regolamento universale che uniformi uno dei passatempi più amati e praticati nel mondo.
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