Steve Jobs: Il genio ribelle che ha cambiato il mondo

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  C'era una volta in California, tra i circuiti di Atari e i sogni adolescenziali, un giovane che non si accontentava di percorrere strade già battute. Steve Jobs, il genio ribelle, è una figura che sembra uscita da un romanzo di fantascienza, con la differenza che la sua storia è fin troppo reale. Jobs lavorava alla Atari, un tempio dell'elettronica di consumo, ma non era certo il beniamino dei suoi colleghi. Forse troppo eccentrico, troppo indipendente, o semplicemente troppo determinato a lasciare il segno. “Voglio un progetto tutto mio,” ripeteva, come un mantra. Ed è stato proprio questo desiderio ardente di creare che lo ha portato a un incontro che avrebbe cambiato non solo la sua vita, ma il mondo intero. All'ultimo anno di liceo, Jobs conosce Stephen Wozniak, un ragazzo con la testa piena di circuiti e l'anima di un inventore. Non potevano immaginare, in quel momento, che uno di loro sarebbe stato definito il padre del personal computer, mentre l'altro avrebbe rivoluzionato per sempre il modo in cui viviamo e comunichiamo.

  Insieme, fondano Apple il 1° aprile 1976, una data che sembra quasi uno scherzo del destino. I primi personal computer che mettono in commercio sono un successo immediato. Ma, come spesso accade, il successo arriva con le sue sfide. Giovani e inesperti, Jobs e Wozniak capiscono presto che la gestione di un'azienda è un campo minato, così decidono di assumere un presidente esperto, il manager Mike Scott. Apple cresce rapidamente, e con essa crescono anche le ambizioni di Jobs. Nel 1977, viene presentato l'Apple II, un computer che segnerà un'epoca, ma non senza difficoltà. Tre anni dopo, il sogno si trasforma temporaneamente in incubo: l'Apple II si rivela un fiasco, un colpo duro per la giovane azienda e per Jobs in particolare. Ma se c'è una cosa che definisce Steve Jobs, è la sua capacità di risorgere dalle ceneri, più determinato che mai. In quel periodo, Jobs concepisce un'idea che avrebbe cambiato il mondo: un dispositivo che potesse stare in una tasca, un oggetto semplice da usare ma potente, con un design che fosse all'altezza delle sue aspettative maniacali. Nel 2007, il mondo conosce l'iPhone. Un piccolo dispositivo che, con il tocco di un dito, ha trasformato il modo in cui comunichiamo, lavoriamo, e persino pensiamo. 

  Per raccontare chi era Steve Jobs, ci vorrebbero due vite, o forse di più. Le sue massime, come “Siate folli,” sono ancora scolpite nella mente di chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui. La sua ossessione per l'innovazione, la sua intolleranza verso il mediocre, la sua dieta a base di frutta, e il suo disprezzo per i "Walkman" — che considerava semplici giocattoli — sono leggende che circondano un uomo che detestava tutto ciò che non era perfetto. Nel 2003, un tumore al pancreas comincia a intaccare il suo corpo, ma non il suo spirito. Steve Jobs affronta la malattia con la stessa risolutezza con cui ha affrontato la vita, mantenendo un riserbo che solo i grandi possono permettersi. Se ne va il 5 ottobre 2011, lasciando dietro di sé non solo un impero tecnologico, ma una visione del mondo che ancora oggi continua a influenzare miliardi di persone. Steve Jobs, il genio che ha cambiato il mondo, rimane un'icona di creatività, innovazione e ribellione, un uomo che non si è mai accontentato di ciò che era possibile, ma ha sempre cercato l'impossibile.