Se gli anni ’20 e ’30 videro l’Italia soggiogata dal regime fascista, i primi anni ’40 portarono con sé un cambiamento radicale, quando la Seconda Guerra Mondiale sconvolse il Paese e il regime di Mussolini iniziò a mostrare le sue crepe. È in questo contesto che emerse la Resistenza italiana, un movimento eterogeneo ma unito da un unico obiettivo: liberare l’Italia dall’oppressione nazifascista. La sinistra italiana, brutalmente repressa durante il ventennio fascista, trovò nella Resistenza un’opportunità di riscatto e di lotta per la libertà.
Con l’ingresso dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale al fianco della Germania nazista, il Paese si trovò ben presto in una situazione disastrosa. Le sconfitte militari, i bombardamenti alleati e il malcontento popolare misero a nudo l’incapacità del regime fascista di sostenere il conflitto. Nel luglio 1943, a seguito dello sbarco degli Alleati in Sicilia e della crescente pressione interna, Benito Mussolini fu destituito e arrestato per ordine del re Vittorio Emanuele III.
Tuttavia, la destituzione di Mussolini non segnò la fine del fascismo. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la Germania nazista occupò l’Italia settentrionale e centrale, istituendo la Repubblica Sociale Italiana, un regime fantoccio guidato da Mussolini. Fu in questo scenario di caos e oppressione che nacque la Resistenza, un movimento di lotta armata e civile contro l’occupazione nazista e il fascismo.
La Resistenza italiana fu un fenomeno complesso e variegato, composto da diverse forze politiche e sociali. Tuttavia, fu la sinistra a svolgere un ruolo predominante nella sua organizzazione e nelle sue azioni. I partiti socialisti e comunisti, duramente perseguitati durante il ventennio fascista, trovarono nella Resistenza l’occasione per riaffermarsi e guidare la lotta contro l’occupazione nazifascista.
Il Partito Comunista Italiano (PCI), in particolare, divenne uno degli attori principali della Resistenza. Sotto la guida di Palmiro Togliatti, il PCI organizzò e coordinò molte delle brigate partigiane che operarono nel Nord Italia, combattendo sia contro i tedeschi che contro le forze della Repubblica Sociale.
Queste brigate, composte da operai, contadini, studenti e intellettuali, furono protagoniste di numerose azioni di guerriglia, sabotaggi e liberazioni di città e villaggi.
Anche i socialisti, con il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), furono attivamente coinvolti nella Resistenza, contribuendo alla formazione delle brigate Matteotti e alla lotta partigiana nel centro e nel nord Italia. La sinistra, dunque, divenne il cuore pulsante della Resistenza, non solo in termini militari, ma anche ideologici, proponendo un futuro di libertà e giustizia sociale per l’Italia del dopoguerra.
L’Unità della Resistenza e il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN)
Un aspetto fondamentale della Resistenza italiana fu la capacità di unire diverse forze politiche, anche molto diverse tra loro, in un fronte comune contro il nazifascismo. Nel settembre 1943, venne fondato il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), un organismo politico che riuniva rappresentanti dei principali partiti antifascisti: comunisti, socialisti, democristiani, liberali e azionisti.
Il CLN, pur nella sua eterogeneità, riuscì a coordinare le azioni della Resistenza e a rappresentare una forma di governo alternativo nei territori liberati. Questa unità tra forze così diverse fu possibile grazie alla comune volontà di porre fine all’occupazione nazista e al regime fascista, ma anche grazie alla prospettiva di costruire un’Italia democratica e repubblicana una volta finito il conflitto.
Il 25 aprile 1945, il CLN proclamò l’insurrezione generale contro le forze nazifasciste, segnando l’inizio della liberazione dell’Italia settentrionale.
Milano, Torino e Genova furono liberate dai partigiani prima dell’arrivo delle truppe alleate, e Mussolini, catturato dai partigiani mentre tentava di fuggire, fu giustiziato il 28 aprile.
La liberazione dell’Italia segnò la fine della dittatura fascista e l’inizio di un nuovo capitolo nella storia del Paese. La sinistra, che aveva giocato un ruolo centrale nella Resistenza, divenne una forza politica cruciale nel dopoguerra, contribuendo alla stesura della nuova Costituzione e alla costruzione della Repubblica Italiana.
La Resistenza rimane uno dei capitoli più gloriosi della storia italiana, ma anche uno dei più complessi e contesi. La sinistra, in particolare, ha sempre rivendicato con orgoglio il proprio ruolo nella lotta contro il nazifascismo, ma l’interpretazione di quegli eventi è stata oggetto di dibattito politico e storiografico.
Oggi, la Resistenza è riconosciuta come un momento fondativo della Repubblica Italiana, un simbolo della lotta per la libertà e la democrazia. Tuttavia, la sua memoria continua a dividere, con interpretazioni che variano a seconda delle diverse sensibilità politiche. Quel che è certo è che la Resistenza ha lasciato un’eredità profonda e duratura nella storia della sinistra italiana, che da allora non ha mai smesso di difendere quei valori di libertà e giustizia sociale che animarono i partigiani nelle loro battaglie.