Comuni della Sardegna si confermano tra i più veloci in Italia nel
saldare le fatture alle imprese. Nel primo semestre 2019, le
Amministrazioni locali sarde, infatti, hanno pagato oltre 496milioni
di euro di lavori pubblici verso i privati con una media di 30 giorni.
E’ questo ciò che emerge dall’ultima analisi sui “Tempi di pagamento
dei Comuni nel I semestre 2019”, realizzata dall’Osservatorio per le
PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su dati MEF dei primi 6 mesi
dell’anno appena concluso.
Analizzando la velocità di pagamento dei 375 Comuni isolani, ben 242
pagano entro i 30 giorni (il 64,5%), 124 entro i 60 giorni (il 33,1%),
8 arrivano a 90 (2,1%) e solo 1 tocca i 180 (0,3%).
Con sole 24 giornate di attesa, ben 6 sotto il limite imposto dalla
Direttiva Comunitaria sui pagamenti 2011/7/UE - recepita con il
decreto legislativo 9 novembre 2012 n.192, che impone infatti 30
giorni come termine ordinario di pagamento per tutti i settori della
PA, i paesi della provincia di Sassari sono i più virtuosi; seguono
quelli del Sud Sardegna con 29 di media, Nuoro con 32 e Oristano e
Cagliari con 35.
Per ciò che riguarda l’ammontare saldato, in testa Sassari che ha
regolato fatture per oltre 162milioni di euro; segue la provincia di
Cagliari con 118 milioni di euro, il Sud Sardegna per 104, Nuoro per
63 e Oristano per 45.
“La velocità media dei pagamenti che abbiamo rilevato è positiva -
commenta Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese
Sardegna - ma sono ancora tanti gli imprenditori sardi che ricevono
ciò che dovrebbero oltre i 30 giorni, costringendoli ad attingere da
risorse proprie o, peggio, ad indebitarsi con il sistema bancario. Per
questo è necessario sostenere quelle Amministrazioni Locali (il 36%)
che non riescono a rispettare i termini della Direttiva”. “Al di là
dei dati positivi – continua Matzutzi– la nostra proposta è chiara: è
sempre più necessari la compensazione secca, diretta e universale tra
i debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese e i debiti
fiscali e contributivi delle imprese fornitrici della stessa PA”.
E l’Italia, dove la situazione non è affatto omogenea da questo punto
di vista, resta anche tra i fanalini di coda in Europa per peso
sull’economia dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche.
Debiti che incidono per ben 3 punti di Pil, quota quasi doppia
rispetto all’1,6% della media europea. Uno spread che si assorbirebbe
se venisse adottata la proposta di Confartigianato di compensazione
secca, diretta e universale tra i debiti della PA verso le imprese e i
debiti fiscali e contributivi delle imprese.
“E’ necessario impegnarsi affinché tutti paghino entro i termini
stabiliti per Legge – conclude il Presidente di Confartigianato
Sardegna - le nostre imprese artigiane non possono permettersi il
lusso di attendere il saldo delle fatture oltre il dovuto anche perché
a loro volta sono tenute a rispettare il calendario dei vari pagamenti
e contributi che devono versare allo Stato. Abbiamo tanti esempi
virtuosi di Comuni che saldano tutto con largo anticipo: quindi si può
fare”.
I tempi di pagamento dei Comuni al primo semestre 2019: Italia.
Le Amministrazioni comunali concentrano una ampia quota di forniture
alla P.A. delle micro e piccole imprese e dell’artigianato. L’analisi
dei dati su oltre 7 mila e 800 Comuni per cui sono rilevati pagamenti
nel corso del I semestre 2019 evidenzia che a fronte di 4,7 milioni di
fatture ricevute dai fornitori per un importo totale di 21,1 miliardi
di euro, le Amministrazioni comunali hanno pagato un totale 15,5
miliardi di euro con un tempo medio di pagamento di 37 giorni,
sostanzialmente in linea con il tempo medio di 39 giorni rilevato per
il totale degli enti della PA che hanno effettuato pagamenti. I Comuni
presentano un ritardo medio di 3 giorni sulla scadenza delle fatture
stesse.
In media i Comuni rilevano una quota dell’importo pagato sul totale
fatture pari al 73,6%.
Il confronto con la normativa europea entrata
in vigore nel nostro ordinamento dal 2013, evidenzia che il 40,6% dei
Comuni paga entro 30 giorni (3.196 Comuni) concentrando il 42,1%
dell’importo pagato (6,5 miliardi di euro) mentre il restante 59,4%
paga in oltre 30 giorni (4.682 Comuni) con una quota del 57,9%
dell’importo pagato dal totale dei Comuni (9,0 miliardi di euro); in
particolare il 44,1% dei Comuni impiega in media dai 31 ai 60 giorni
per pagare i propri fornitori - con un forte addensamento nei giorni
immediatamente successivi – mentre a distanza di oltre sei anni
dall’entrata in vigore della normativa europea sui tempi di pagamento
rimangono 1.207 Comuni – pari al 15,3% del totale delle
Amministrazioni locali e all’8,9% degli importi delle fatture - che
pagano oltre i 60 giorni.
L’elevato debito verso fornitori degli enti pubblici si intreccia con
un persistente ritardo dei pagamenti da parte delle Pubbliche
amministrazioni, anche se negli ultimi anni si registrano segnali di
miglioramento.
Secondo le valutazioni contenute nella relazione
annuale della Banca d’Italia1 nel 2018 prosegue la riduzione dei tempi
medi effettivi di pagamento che si attestano a circa 85 giorni, valore
superiore ai limiti di 30 e 60 giorni previsti dalla direttiva europea
relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni
commerciali (direttiva UE/2011/7) entrata in vigore nel nostro
ordinamento nel 2013. Sempre nella relazione di Banca d’Italia si
indica che “in base ai risultati dello European Payment Report 2019 di
Intrum i tempi di pagamento in Italia sono superiori di quasi un mese
rispetto alla media dei paesi considerati.”
L’ultima rilevazione del MEF (2019) evidenzia che nel 2018 i tempi di
pagamento della PA migliorano e sono pari a 54 giorni.
In relazione alla proposta di Confartigianato (2019) di compensazione
secca, diretta e universale tra i debiti della Pubblica
amministrazione verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi
delle imprese si stima che in un anno i versamenti allo Stato dalle
imprese fornitrici della P.A. utilizzabili per la compensazione
ammontano a 28,4 miliardi di euro, importo che rappresenta oltre la
metà (53,5%) dei 53 miliardi di euro di debiti della P.A. (Banca
d’Italia, 2019, pag. 145). In tal modo si azzererebbe lo spread dei
debiti commerciali della P.A. tra Italia e Unione europea.