Aeroporti sardi, il PSI contro la privatizzazione: “Non si svende un bene strategico”

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La partita sulla gestione degli aeroporti sardi entra in una fase politicamente sensibile. L’ipotesi di affidare gli scali dell’Isola a un unico soggetto privato viene respinta con nettezza dal Partito Socialista Italiano – Federazione della Sardegna, che legge questa prospettiva non come una semplice operazione societaria, ma come una scelta capace di incidere sulla natura stessa dell’autonomia regionale.

Per i socialisti, il nodo non riguarda soltanto l’assetto proprietario, ma la funzione pubblica del trasporto aereo in un territorio insulare. In Sardegna volare non equivale a un servizio accessorio: è uno strumento di mobilità essenziale, un fattore di coesione economica e sociale, un presidio che incide sul diritto alla salute, sul lavoro e sulla sopravvivenza delle imprese. Da qui la contrarietà a una privatizzazione che rischierebbe di spostare l’asse decisionale dal servizio ai cittadini alla logica del rendimento finanziario.

La critica si concentra in particolare sull’eventualità di un affidamento a un soggetto già presente in posizione dominante negli scali di Olbia e Alghero. Secondo il PSI, una simile scelta produrrebbe un oligopolio di fatto, nel quale le esigenze di continuità territoriale e di accessibilità verrebbero subordinate a criteri di mercato. I fondi finanziari, osservano i socialisti, operano per generare utili e dividendi, spesso dopo l’impiego di ingenti risorse pubbliche, ma non sono chiamati a garantire diritti o a farsi carico delle fragilità strutturali di un’isola.

La posizione è espressa con chiarezza anche sul piano politico-istituzionale. Il PSI richiama l’attenzione sugli accordi di programma di inizio legislatura, nei quali – sottolinea – non comparirebbe alcun riferimento alla privatizzazione degli aeroporti. Un passaggio che, se confermato, renderebbe problematica qualsiasi decisione assunta senza un confronto politico aperto e trasparente.

«Non ci risulta che l’ipotesi di privatizzazione fosse inclusa negli accordi di programma sottoscritti a inizio legislatura. A meno che – e ci scuserà la Presidente – non fossimo tutti distratti da qualche turbolenza di troppo e ci sia sfuggita la voce “svendita degli aeroporti” nel testo.»

Da qui la richiesta rivolta alla Alessandra Todde di sospendere ogni decisione e convocare con urgenza un tavolo con le forze di maggioranza. Per il PSI, un’operazione di questa portata non può maturare nelle sedi societarie, ma deve essere discussa alla luce del sole, assumendosi fino in fondo le responsabilità politiche.

Altro punto centrale è la partecipazione della Regione nelle società di gestione aeroportuale, oggi giudicata simbolica e priva di reale capacità di indirizzo o controllo. La proposta socialista è esplicita: aumentare in modo significativo le quote pubbliche negli scali di Cagliari, Olbia e Alghero, per esercitare una funzione effettivamente pubblica e non marginale. Il principio evocato è lineare: chi detiene le quote decide, chi non le ha resta spettatore.

Il segretario regionale Gianfranco Lecca chiarisce che la contrarietà del PSI non nasce da un riflesso ideologico, ma da una valutazione di merito. In una regione insulare, cedere il controllo delle infrastrutture che garantiscono il collegamento con il resto del Paese e dell’Europa significa ridurre la capacità di autodeterminazione. Gli aeroporti, nella visione socialista, restano al pari della sanità e della scuola: beni strategici, sottratti alla logica della dismissione e affidati alla responsabilità pubblica.