Le dune non sono sabbia. Sono storia. E sono economia. Ad Alghero, chi le guarda distrattamente non ha capito cosa siano davvero: un confine naturale, fragile, tra il mare e l’avidità dell’uomo. Christian Mulas, presidente della Commissione Ambiente del Comune, ha scelto di non restare in silenzio. E con parole dirette ha acceso i riflettori su un’emergenza che è ormai sotto gli occhi di tutti.
«Giungono sempre più frequentemente segnalazioni, immagini e video che documentano comportamenti non sostenibili nei confronti dei nostri ecosistemi costieri, in particolare delle dune», scrive Mulas. Un allarme che non può essere ignorato. Perché, continua, «le dune non sono solo un patrimonio naturale: rappresentano un valore identitario, culturale ed economico per il nostro territorio». Non si tratta, dunque, di estetica o sentimentalismi ecologici. Si tratta di difendere ciò che siamo.
La Sardegna ha già pagato il conto salato della modernità senza freni. Lo ricorda lo stesso Mulas: «La comunità scientifica ci ricorda che l’Italia ha perso l’80% delle sue dune costiere nell’ultimo secolo. Anche in Sardegna, la pressione antropica — in particolare il calpestio, l’asportazione della vegetazione, l’introduzione di specie aliene e l’abbandono dei rifiuti — sta minacciando seriamente ciò che resta».
Il presidente della Commissione ambiente non si limita alla denuncia. Lancia un appello, che ha il tono grave delle occasioni serie: «Rispettiamo le dune. Non calpestiamole, non utilizziamole come spazi ricreativi, non posizioniamo ombrelloni o asciugamani sotto i ginepri, non abbandoniamo rifiuti, non danneggiamo recinzioni e cartelli». E aggiunge, con amarezza ma senza giri di parole: «Ancor più gravi sono i recenti atti vandalici, come la distruzione dei cannicciati a protezione delle dune di Maria Pia: gesti incivili che danneggiano il bene pubblico, vanificano il lavoro degli operatori comunali e minano la qualità dell’offerta turistica di Alghero».
Maria Pia, San Giovanni, Porto Conte, Porticciolo, Lazzaretto, Le Bombarde. Non sono nomi da dépliant, sono luoghi reali. E in pericolo. Per questo Mulas chiede «il ripristino e il potenziamento della cartellonistica informativa e di divieto nelle aree dunali» e invita «tutti i soggetti concessionari a fare la propria parte con responsabilità».
Perché, scrive in chiusura, «la protezione delle dune non è un dettaglio: è una priorità. Difendiamola insieme, per il bene dell’ambiente, dell’economia e delle future generazioni». Non è retorica. È il buon senso di chi ha capito che una duna distrutta oggi è un turismo perduto domani. E un pezzo di Sardegna che non tornerà più.