Con il cosiddetto Salva Casa, provvedimento che avrebbe dovuto limitarsi a recepire solo norme di natura edilizia, principalmente legate alla regolarizzazione di piccole difformità in ambito residenziale, la sinistra ha abrogato una delle più importanti e strategiche riforme urbanistiche degli ultimi anni. Mi riferisco – e lo dico con cognizione di causa – alla norma approvata dalla Giunta regionale nel 2023 quando ero Assessore dell’Urbanistica.
Si trattava di una misura che tutelava il paesaggio e la sua identità, ma che finalmente dava una risposta concreta alla necessità di rinnovare hotel e strutture turistiche, e ampliare l’offerta ricettiva nelle zone F. Oggi tutto questo viene cancellato per tornare indietro di 21 anni, all’immobilismo del PPR 2004.
La norma, approvata nel 2023 dall’allora Consiglio regionale su proposta della Giunta, ossia dal sottoscritto, era pensata per rinnovare e rendere più competitivo il nostro sistema turistico, con una visione moderna di sviluppo sostenibile. Un lavoro durato oltre un anno e mezzo, frutto della collaborazione e condivisione con il MIC, le Soprintendenze, il Segretariato generale del Ministero dei Beni culturali e la straordinaria struttura regionale dell’Urbanistica, che ci aveva consentito di raggiungere un risultato importante: una norma per la pianificazione urbanistica della Sardegna capace di tutelare il paesaggio e la sua identità, ma anche di offrire una visione di sviluppo sostenibile per le zone turistiche.
Nella scorsa seduta di Consiglio la sinistra ha demolito tutto questo. Altro che Salva Casa!
La riforma urbanistica che approvammo nel 2023 consentiva, tra le altre cose, agli alberghi esistenti di migliorare i propri servizi attraverso un aumento controllato delle volumetrie – fino al 15%, e fino al 25% per gli hotel di lusso – senza incremento dei posti letto. Era inoltre prevista una limitata possibilità di nuove realizzazioni in aree non costiere, esclusivamente dove esisteva una domanda effettiva e secondo criteri già ben definiti previo adeguamento dei piani urbanistici comunali al PPR.
Avevamo trovato un equilibrio tra tutela e sviluppo. Oggi si rinuncia a quella visione, si rinuncia alla crescita e si torna al dogma del divieto. E tutto questo mentre i concorrenti del Mediterraneo continuano ad attrarre investimenti e turisti con offerte sempre più moderne e competitive. Per ideologia è stato azzerato un lavoro serio e condiviso che avrebbe garantito nuove opportunità, rispetto per il paesaggio e coerenza normativa. Sempre peggio!
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