A Nuoro si è votato, ma il risultato era già scritto da giorni. Emiliano Fenu, deputato del Movimento 5 Stelle, ha vinto al primo turno con una percentuale che danza attorno al 60%. E ha vinto da candidato sindaco, non da parlamentare in trasferta. "Ho fatto gli auguri a Emiliano Fenu. Gli ho anche detto che mi metto a disposizione per il bene di Nuoro", ha dichiarato il suo avversario Giuseppe Luigi Cucca, già Pd ora segretario regionale di Azione, ora civico di centrodestra, già senatore, già tutto. L’unica cosa non ancora scritta, al momento del suo commento, era lo scrutinio ufficiale. Ma la partita, si sapeva, era finita da un pezzo.
Quello di Nuoro è il primo vero test per il "campo largo" dopo la vittoria di Todde alle regionali. Ed è andato come speravano: senza ballottaggi, senza incertezze, con l’avversario che si congratula prima ancora di conoscere il dato finale. Il centrosinistra si è intestato subito la vittoria: "Una scelta netta da parte dei nuoresi", hanno scritto, "che hanno premiato un progetto serio". E ancora: "Una campagna senza scorciatoie, con incontri, ascolto e una proposta credibile". Frasi che sembrano uscite dalla cartella stampa di ogni campagna elettorale dal '92 in poi. In fondo Nuoro è rossa da decenni, una vittoria quasi scontata.
Ma Fenu, almeno, ci mette la faccia. Non rinnega l’appartenenza, non si finge civico, non indossa abiti diversi per ogni stagione. E lo dice chiaramente: "L'appello all'unità rivolto alla coalizione si è trasformato in un appello all'unità rivolto a tutta la città". Parole misurate, senza trionfalismi. E aggiunge: "Ringrazio la presidente Alessandra Todde per il sostegno che mi ha e ci ha dato fin dall'inizio".
Todde, da parte sua, si è fatta vedere. Era un voto importante, il primo nella sua città dopo l’elezione a governatrice. E E per lei, più che per Fenu, questo voto era un banco di prova. Il centrodestra la incalza sul caso decadenza, le chiede le dimissioni, la punzecchia su ogni atto. Nuoro doveva rispondere, e ha risposto. Lo ha fatto senza alzare la voce, senza clamore, con un risultato che parla più di mille comunicati.
Certo, Fenu ora dovrà governare. Ma nel frattempo, tornerà utile anche a Roma: il suo posto alla Camera lo prenderà Mario Perantoni, fedelissimo grillino, già parlamentare nella scorsa legislatura. Ecco spiegata anche la generosità del passo indietro: un sindaco guadagna meno di un deputato, ma può far salire un altro compagno di partito su un seggio. Altruismo e strategia, in perfetto stile 5 Stelle. Non una novità, ma una consuetudine ben rodata.
Nel frattempo, il centrodestra incassa. Cucca ha fatto la sua parte, ha retto l’urto con dignità, si è congratulato da gentiluomo. Ma resta il dato politico: una città storicamente alternante torna al centrosinistra in forma piena. Non con un candidato imposto da Cagliari, ma con un nome riconoscibile, autonomo, radicato. E questo, volenti o nolenti, è un punto segnato per chi oggi guida la Regione.
La mossa di Fenu, a ben vedere, è tutt’altro che sprovveduta: meglio essere sindaco con pieni poteri a Nuoro che semplice voce nel rumore di Montecitorio. E se le cose andranno bene, non sarà che l’inizio. Perché nel Campo Largo, si sa, le carriere non finiscono: si trasformano.
Chi pensava a una Nuoro marginale, lontana dai giochi, si sbagliava. La città che ha dato i natali a Grazia Deledda oggi diventa il termometro di una stagione politica nuova, in cui si può vincere persino con il simbolo del Movimento 5 Stelle senza doverlo nascondere sotto una lista civica. Un dettaglio che, in tempi di mimetismi e rinnegamenti, non è da poco.
Ma ora, finiti i brindisi, si governi. Senza proclami. Senza "visioni". E possibilmente, senza slogan.