Spanedda tra strade e case-loculo: «Le Province tornino al centro e nessuno viva in un posto auto»

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Il nome di Francesco Spanedda inizia a imporsi con costanza nel dibattito regionale. In un sol giorno, due interventi politici che segnano una linea netta: le Province devono tornare a contare, e le case non possono ridursi a contenitori da 20 metri quadri. L’assessore regionale all’Urbanistica e agli Enti locali riporta la riflessione su due nodi cruciali della politica sarda: infrastrutture e qualità della vita.

Sulle strade provinciali, Spanedda accoglie con favore la marcia indietro del Governo Meloni sul taglio ai fondi destinati alla manutenzione: «Accogliamo con favore la decisione del Governo nazionale di ripristinare i fondi per la manutenzione delle strade provinciali, con uno stanziamento di 350 milioni di euro per il 2025 e 2026 tagliati dal decreto Milleproroghe». Un dietrofront che, secondo l’assessore, apre finalmente uno spiraglio per rimediare a decenni di marginalizzazione degli enti intermedi.

Ma il richiamo non si limita ai bilanci. Spanedda spinge per una riforma sostanziale: «È tempo che le Province vengano rimesse al centro delle politiche pubbliche come enti intermedi strategici». Secondo l’esponente della Giunta regionale, è necessario rafforzare gli uffici di progettazione, le stazioni appaltanti, i servizi digitali e gli uffici Europa, affinché le Province possano svolgere un ruolo vero nello sviluppo locale.

Il nodo è anche culturale: «In Sardegna, le strade provinciali sono un elemento sostanziale di costruzione del paesaggio e di relazione tra i centri urbani». In una terra frantumata in decine di paesi sparsi e lontani tra loro, il diritto alla mobilità diventa un principio di equità. Spanedda chiude l’intervento con un appello: «La Sardegna ha bisogno di Province operative, dotate di risorse e riconosciute nel loro ruolo istituzionale, per garantire coesione, servizi e sviluppo locale».

Ma se le strade disegnano il territorio, la casa ne rappresenta il cuore. E qui il secondo fronte. Il decreto “Salva Casa” ha previsto, tra le altre misure, la possibilità di realizzare monolocali da 20 mq. La Regione Sardegna ha deciso di recepirlo, ma “in modo ragionato e selettivo”. Una formula che nasconde una presa di posizione netta.

«La nostra priorità – dichiara Spanedda – è quella di costruire un quadro normativo unitario, chiaro e coerente». Una posizione che punta a tutelare le specificità isolane, evitando il recepimento integrale delle norme nazionali che potrebbero rivelarsi dannose per la Sardegna.

La misura più contestata? I micro-alloggi da 20 mq. «Riteniamo che l’emergenza abitativa non si risolva incentivando la costruzione di case sempre più piccole», spiega l’assessore. Per chiarire il concetto, la Regione ha diffuso un video: «Parlare di alloggi da 20 metri quadri – prosegue – significa proporre abitazioni poco più grandi di un posto auto». Un modo per tradurre in immagini la realtà concreta che si nasconde dietro la semplificazione burocratica.

Il disegno di legge regionale approderà in Aula il 10 giugno. È il frutto di un percorso condiviso con la Quarta Commissione consiliare e, nelle parole dell’assessore, l’obiettivo è chiaro: «Stiamo lavorando alla redazione di un nuovo Testo Unico dell’Edilizia regionale, in linea con i principi di qualità urbana, sostenibilità e giustizia sociale».

Una visione che si chiude con un principio tanto semplice quanto spesso ignorato: «La casa non può diventare un contenitore standard da comprimere all’infinito. Il diritto all’abitare si difende con scelte responsabili, visione e rispetto della dignità delle persone». Un'affermazione che sembra fatta apposta per scuotere le coscienze, prima ancora dei regolamenti.