Nuoro, 2 giugno. Nella sede storica del Partito Sardo d’Azione si riunisce oggi, alle 17:30, la Segreteria Nazionale. Non una convocazione qualunque, ma una risposta politica, muscolare e d’identità, a quanto stabilito dal Tribunale di Cagliari che ha rigettato il ricorso presentato da Alessandra Todde, confermando «la sussistenza di gravi e plurime inadempienze nella rendicontazione delle spese elettorali» della presidente della Regione. Da qui, la conseguenza prevista dalla legge: la decadenza dall’incarico.
Ma il PSD’Az non si ferma all’effetto giuridico. È la diagnosi politica che preoccupa. La decadenza, per i sardisti, non è solo quella scritta nelle carte processuali: è quella di una legislatura nata già esanime, senza slancio né identità, “tenuta insieme solo dal collante del potere fine a sé stesso”.
Il partito dei Quattro Mori, che all’ultimo congresso nazionale ha riaffermato la propria indipendenza da appartenenze ideologiche e precostituite, rilancia la propria strategia di accordi programmatici, fondati – si legge nella nota – «sugli argomenti di maggiore interesse per i Sardi e per la Sardegna». E li elenca: la battaglia contro il neo-colonialismo energetico, la contrarietà alla corsa al riarmo, la ricostruzione della sanità territoriale, la valorizzazione della civiltà nuragica, vista sia come radice della coscienza nazionale sia come volano turistico capace di rompere la stagionalità.
Il Segretario Nazionale Christian Solinas interviene con parole taglienti:
«Rispettiamo tutte le iniziative delle coalizioni che si riuniscono per analizzare questa complessa congiuntura politica – ha affermato –, ma non esultiamo certo per le difficoltà che l’Istituzione autonomistica deve affrontare dinanzi ad un pasticcio senza precedenti nella gestione della dovuta trasparenza delle spese elettorali generato per intero dal M5S e dalla sua candidata a Presidente».
La critica al “campo largo” non è solo un attacco politico, ma un atto d’accusa: «Questo “campo largo” è in preda alla confusione ed all’improvvisazione, senza soluzioni e senza programma se non l’occupazione sistematica di poltrone e strapuntini, nascosto dietro il “mantra” immaginario delle macerie del passato, ripetuto ossessivamente per celare la propria sempre più evidente inadeguatezza».
Il giudizio è netto anche sul bilancio della legislatura: «Dopo oltre un anno di legislatura, tutti gli indicatori principali sono in peggioramento se si eccettuano gli effetti riverberati dalle azioni poste in essere nella passata legislatura, come le ingentissime risorse finanziarie lasciate a disposizione per alimentare le politiche di settore».
Ma Solinas non risparmia neppure l’opposizione: «Anche l’opposizione deve ricostruire una comunità politica devastata da veleni e rotture che hanno compromesso spesso i necessari rapporti umani prima che politici di una classe dirigente».
E il cuore del messaggio arriva a toccare una nervatura dimenticata: la vocazione autonomista. «È mancata – e si è sentito – in questo avvio di legislatura la tensione autonomistica che aveva sempre alimentato il dibattito consiliare ed il centrodestra, ridotto al predicato civico, ha smarrito quel lievito sardista, che gli aveva consentito di vincere le elezioni sia nel 2009 che nel 2019».
La risposta, per i sardisti, non sta nelle alleanze logore ma in un’alleanza nuova: quella con il popolo. «Oggi, il Partito Sardo d’Azione crede che la vera sfida per restituire ai sardi una guida sicura e autorevole della nostra Regione sia quella della partecipazione dal basso, dai territori e dal coinvolgimento dei movimenti di partecipazione popolare nati in questi anni su questioni fondamentali per l’Isola, a partire dalle donne e dagli uomini di Pratobello».
Il riferimento alla storica resistenza popolare non è solo simbolico. È un appello strategico: «Solo una saldatura forte con le comunità locali ed una partecipazione popolare consapevole e organizzata può offrire, a nostro avviso, un’opzione alternativa credibile che necessariamente dovrà andare oltre le formule classiche delle coalizioni politiche tradizionali».
E sul futuro prossimo, l’annuncio è chiaro: «Lavoreremo – ha concluso Solinas – per una grande assemblea aperta a tutte queste espressioni civiche, partecipative ed ai partiti che si pongono in alternativa ai modi, alle mistificazioni ed alla doppia morale dei cinquestelle al governo».
Il PSD’Az torna a farsi sentire. E lo fa col tono di chi conosce il peso della propria storia, ma non intende farsene scudo. Piuttosto, leva.