Il clima nel Psd'Az è esplosivo. Christian Solinas, segretario del partito ed ex presidente della Regione, ha deciso di non risparmiare critiche feroci ai suoi ex compagni di partito, ora approdati in Forza Italia. “Tre eletti nelle liste di un partito tradiscono il voto popolare e cambiano casacca”, ha tuonato, in riferimento a Giovanni Satta, Alfonso Marras e Gianni Chessa, che hanno ufficializzato il loro passaggio nel partito di Antonio Tajani. Ma il vero attacco di Solinas non è solo contro i "transfughi", quanto contro l'intera gestione del Consiglio regionale.
Solinas non ha mezzi termini. Nei suoi interventi, ribadisce più volte il suo impegno totale nei confronti della Sardegna, sottolineando di aver lavorato 15 ore al giorno, 7 giorni su 7, per produrre risultati documentati dai numeri e dai fatti. Ma a fronte del suo impegno, accusa, il Consiglio regionale è stato il meno produttivo nella storia autonomistica sarda.
Un Consiglio concentrato non sul lavoro istituzionale, ma su una spartizione sistematica dei fondi pubblici. Fondi che, secondo Solinas, venivano indirizzati verso sagre, piazzette, marciapiedi e micro-associazioni, tutto per garantirsi clientele locali.
Il duro attacco di Solinas non è rimasto senza risposta. Giovanni Satta, uno degli esponenti passati a Forza Italia, ha lanciato una controffensiva diretta: “Di 11 consiglieri regionali non ne è rimasto nessuno. Non è che anche tu hai sbagliato qualcosa?” Un invito all’esame di coscienza che Solinas ha respinto fermamente. “Non è pensabile che si continui con questo tentativo puerile di scaricare sul presidente le colpe di ciò che non ha funzionato. La verità è che il Consiglio era impegnato più nel fare clientelismo che nel legiferare per il bene dell'Isola.”
Per Solinas, il passaggio dei consiglieri a Forza Italia è solo l'ultimo atto di un trasformismo politico ormai senza ideali né valori. “Il rito antico del trasformismo più becero”, lo ha definito, parlando di una “ambizione personale ipertrofica” che mette da parte ogni appartenenza politica per inseguire vantaggi personali. E non si è fermato qui: secondo Solinas, ogni legge che passava in Consiglio doveva pagare una “tassa fissa” ai consiglieri, in forma di fondi destinati ai loro territori. Una pratica che, sempre secondo l'ex presidente, lo avrebbe reso “antipatico” proprio perché si è sempre rifiutato di partecipare a questo gioco.
Questa serie di attacchi e contro-attacchi mette in evidenza la profonda crisi all'interno del Psd'Az, un partito che sta vedendo crollare la sua coesione interna sotto il peso delle rivalità personali e delle accuse incrociate. La domanda, ora, è se Solinas riuscirà a ricostruire un partito dilaniato o se il Psd'Az si avvierà verso una frammentazione irreversibile.
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