Il Partito Sardo d'Azione si trova ad un bivio cruciale della sua esistenza storica. Le recenti "dimissioni irrevocabili" di Gianni Chessa e Piero Maieli, due figure chiave all'interno del partito, sono molto più di un semplice cambio di guardia: rappresentano una critica profonda e strutturale alla direzione attuale del partito, guidata dal segretario Christian Solinas.
Le dimissioni arrivano in un contesto di forte turbolenza interna, segnato da una "crisi democratica" che, secondo i dimissionari, "da troppo tempo attraversa un partito sempre più carente di idee, di proposte concrete per il futuro della Sardegna".
Queste parole non sono solo un addio, ma un monito per un partito che, nelle parole di Chessa e Maieli, "invece di costruire, distrugge".
Il fulcro della loro critica si rivolge direttamente alla leadership del partito. Solinas viene accusato di mantenere uno "status quo che probabilmente mira solamente a preservare i propri interessi personali", un'accusa grave che pone in dubbio non solo la capacità del segretario di rispondere alle "vere esigenze, ansie e aspirazioni del popolo sardo", ma anche la sua legittimità come leader.
Un "passo indietro da parte del segretario e del presidente, all'ultimo congresso," sarebbe stato, secondo i consiglieri dimissionari, un "gradito segnale verso i sardi riconoscendo così gli errori commessi, affrontando gli evidenti problemi in modo coraggioso e determinato". La loro decisione di lasciare il partito è quindi vista non solo come una protesta personale, ma come un tentativo di scuotere il Psd'Az verso un necessario e radicale cambiamento.
La lettera di dimissioni di Chessa e Maieli è sia un commiato che una chiamata alle armi per i membri del partito: un invito a riflettere sullo stato attuale delle cose e ad agire per non vedere il Psd'Az ridursi a un semplice custode di privilegi anziché un attivo promotore del bene della Sardegna.
Questo è un momento di verità per il Partito Sardo d'Azione. Le dimissioni potrebbero essere l'antefatto di una nuova fase di rinnovamento o l'inizio di un declino irreversibile. La palla è ora nel campo di chi rimane: saranno in grado di raccogliere la sfida e guidare il partito verso una rinascita, o lasceranno che si consumi sotto il peso delle divisioni interne e della mancanza di visione?
In un periodo così critico, il futuro del Psd'Az e, potenzialmente, della stessa politica sarda, potrebbe dipendere dalla capacità del partito di interrogarsi sinceramente sui suoi errori e di intraprendere un cammino di genuina trasformazione. Solo il tempo dirà se le dimissioni di Chessa e Maieli saranno ricordate come il preludio a una rinascita o come l'epilogo di una lunga storia politica sarda.
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