«Coraggio, coraggio, coraggio». Con queste
tre parole il candidato presidente Renato Soru ha concluso ieri sera tra
gli applausi il suo intervento al teatro degli Scolopi di Sanluri, dove
la Coalizione sarda ha celebrato la prima chiusura della sua campagna
elettorale in vista delle imminenti elezioni regionali del 25 febbraio.
La seconda è in programma martedì domani, martedì 20 febbraio, al Teatro
Garau di Oristano.
Nella città natale di Soru, la coalizione composta da Progetto Sardegna,
Liberu, +Europa-Azione-Upc, Rifondazione comunista-Sinistra europea,
Vota Sardigna ha iniziato la corsa finale verso il voto con un evento,
“Un mattino nuovo”, che ha visto la partecipazione di 400 persone e dato
spazio ai contributi di musicisti e artisti sardi prima di lasciare
palco e microfono al candidato presidente.
L’apertura è stata affidata a Piero Marras con “Si deus cheret”, “Mere
manna” (diventato vero e proprio inno della campagna elettorale) e
“Quando Gigi Riva tornerà”, eseguita col pluristrumentista Vincenzo
Cannova alle launeddas.
«Stiamo definendo i destini di questa bella
terra che ci ospita – ha detto Marras dando il benvenuto il pubblico -
ed è meglio che questi destini li gestisca una persona che lo sappia
fare. Io personalmente ne vedo solo una che possa rappresentare me e
abbia la dignità di rappresentare tutti i sardi.»
A seguire, il sanlurese Cannova ha proposto un pezzo alle launeddas e
salutato il pubblico con uno dei suoi aforismi, apprezzati sui social da
decine di migliaia di followers: «Bisogna avere radici forti per non
andare dove tira il vento», ha detto. È toccato poi a Lello Porru, il
pittore e scultore di Sanluri che ha arricchito il paese con le sue
opere e attivista dei comitati contro la speculazione energetica,
ricordare l’importanza dei paesaggi interni della Sardegna, che
andrebbero tutelati come già successo per le coste, e infine ha parlato
Tonino Murru, autore teatrale di Is Mascareddas, per il quale «gli
artisti sono quelli che sanno parlare agli altri e la politica è l’arte
di unire.»
Dopo una lettera di Michelangelo Soru al padre, il microfono è passato
al leader della coalizione. Soru ha ricapitolato il cammino percorso dai
primi incontri nell’estate 2023 e le principali proposte del programma
politico della Coalizione sarda condivise in quelli che sono ormai
diventati un centinaio di appuntamenti in tutta la Sardegna. «Ho
iniziato – ha detto - ad andare in giro da solo per parlare di questi
temi e siamo cresciuti, siamo diventati tanti e abbiamo capito, strada
facendo l'importanza di quello che facevamo.
Non erano parole da
regalare a chi non le voleva ascoltare e non sono sono pensieri per chi
aspetta ispirazioni romane, non considera i nostri e non sa ascoltare
quello che pensiamo realmente nelle nostre comunità, nelle nostre
piazze, nei nostri posti di lavoro.»
«È allora giusto – ha continuato - che questi pensieri li mettiamo al
servizio di una storia nuova, in cui la comunità sarda mette da parte
gli estremismi di destra e l’ambiguità 5stelle. Prendiamo una strada
nuova e un pensiero politico che guardino agli interessi della Sardegna
e nient'altro, che non ne fanno pedina o oggetto di scambio ma hanno
cuore, gambe, speranze, confronto, partecipazione in Sardegna. Una
storia nostra che non ha più bisogno di un Salvini o di una Schlein o di
Conte che viene a dirci che sono molto belli i pesci del mercato di San
Benedetto e, siccome siamo fortunati, ci canta anche una canzone perché
è tanto simpatico.»
«Credo che abbiamo bisogno di qualcos'altro, prima di tutto di rispetto.
Non saremo più – ha detto il candidato presidente - alla mercé romana
sulla sulla nostra politica e tanto meno saremo alla mercé delle
decisioni romane sul nostro modello di sviluppo, sul nostro governo del
territorio, sull'utilizzo sulla valorizzazione dei nostri beni culturali
o su come aprire o chiudere le scuole. Siamo arrivati a un punto della
campagna elettorale in cui le cose emergono con chiarezza. L'alternativa
per battere la destra siamo noi. Non può certo essere la faccia di
Giuseppe Conte, che ha governato con Matteo Salvini e che ora viene a
dirci cosa è il centrosinistra. Giuseppe Conte non è mai stato il
centrosinistra, ha governato con la destra, e ha cambiato strada solo
quando pensava che Salvini potesse prendergli il potere.»
«Il pericolo che corre la Sardegna – ha detto infine Renato Soru - è
quello di proseguire altri cinque anni con una giunta di destra, uguale
a quella di Christian Solinas. Vogliono sostituire Solinas con Truzzu.
L'ultimo presidente di Regione in Italia per indice di gradimento, con
il terzultimo sindaco d’Italia. Truzzu ha ricordato che ora al governo
c'è Giorgia Meloni, che lui conosce e che ci darà una mano. Ma dobbiamo
continuare a vivere di amicizie? Questa è l'idea poverissima della
destra sarda: è l'idea di 200 anni fa, l'idea di una Sardegna a capo
chino, timida, impaurita, con una piccola considerazione di sè stessa.
Quella Sardegna si affidava alla benevolenza del sovrano e cantava
Cunservet Deus Su Re, per farselo amico. Nel 2024 la Sardegna si vuole
presentare ancora così, basando la sua politica sulla benevolenza del
sovrano di turno, che in questo caso si chiama Giorgia Meloni. Abbiamo
un'alternativa migliore, più dignitosa, più solida di prospettiva: che è
quella di rivendicare e pretendere i nostri diritti come singoli, come
persone, come famiglie, come comunità regionale. È quello che è al
centro del nostro programma, è quello che faremo al governo della
Regione.»