Surigheddu e Mamuntanas come la Costa Concordia

Un naufragio della politica di destra e di sinistra

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Milletrecentoventuno ettari di terra fertile inutilizzati dal 1982, un bacino da 3 milioni mc., fabbricati storici del 900, una chiesetta del 1200 e tre nuraghi. Queste sono le tenute di Surigheddu e Mamuntanas di proprietà regionale che festeggiano quest'anno i 30 anni di incapacità gestionale dei signori della politica regionale sarda. L'ultima in ordine di tempo a provarci è stata l'Amministrazione Tedde che nel 2009, con l’allora assessore regionale all’Agricoltura, Andrea Prato, aveva una ipotesi progettuale dal quale era scaturito una interessante ipotesi progettuale per il rilancio delle aziende: la ristrutturazione e riqualificazione dei fabbricati rurali del 900 che vedeva un felice e produttivo connubio fra agricoltura, turismo e sport e, soprattutto, circa 200-300 unità occupate.

Attività agricola caratterizzata da 120 ettari di oliveti, 40 di vigneti, impianti frutticoli per 50 ettari, aree destinate a produzioni ortive, colture cerealicole foraggere e colture energetiche, stalle per cavalli da sella, strutture per ovini, suini e ungulati selvatici, laboratori di trasformazione e spazi espositivi e commerciali. Turismo di qualità con un albergo a 4 stelle da 300 posti nei fabbricati storici del 900, uno da 120 posti a 5 stelle in prossimità dell’invaso, strutture per attività agrituristica, percorsi culturali di collegamento con la chiesetta del 200 e i tre nuraghi presenti. Aziende alberghiere ed agrituristiche che consumano solo produzioni “proprie”. Campo da golf a 18 buche e club house in prossimità del lago, campi di calcio e calcetto, tennis, piscine, maneggio, canottaggio e pesca sportiva, ippovie e ciclovie. Energia fornita da una centrale elettrica basata su solare termodinamico e una a biomasse.

Uno straordinario sogno che tale è rimasto, riducendo alla solita distribuzione di cibo per alimentare quegli idioti che ci hanno creduto. Oggi se ne riparla, la campagna elettorale impone di togliere i morti da sottoterra. Ma c'è ancora qualcuno che ci crede, o almeno ci prova. La Lista Tedde e le forze di Ama Alghero intervengono sull'argomento e si dichiarano "Fortemente convinte che la Giunta Regionale debba riprendere in mano il progetto dando a Laore precisi indirizzi politico-amministrativi per la definizione di un percorso che porti alla realizzazione e gestione delle opere. Non è assolutamente giustificabile che dall’abbandono del 1982 ad oggi queste terre non esprimano le loro straordinarie potenzialità. Non è pensabile che un’opportunità di questo tipo, peraltro alle porte della città, non venga colta e sfruttata. Non è credibile che questo potenziale “Eldorado” alle porte della città continui a mantenere le sembianze di un “fiume carsico” che ciclicamente emerge e va a scomparire nelle voragini della politica. Il territorio vive una crisi economica senza precedenti, si cercano soluzioni altrove e non si pensa di sfruttare le risorse di cui questo territorio dispone. L’utilizzo e lo sfruttamento intelligente di Mamuntanas e Surigheddu costituisce una soluzione imprenditoriale ed economica che non consuma il territorio, perfettamente sostenibile e coerente con la vocazione turistica di Alghero oltrecchè capace di produrre reddito ed occupazione e rigenerazione di un tessuto economico “stremato e stramato”.

Il coordinamento della Lista Tedde e di Ama Alghero invitano i rappresentanti locali, nel caso specifico gli onorevoli Carlo Sechi, Mario Bruno, all'opposizione, e Pietrino Fois, maggioranza, a farsi carico di sollecitare il Presidente della Regione Ugo Cappellacci e l’Assessore all’Agricoltura Contu, affinché affrontino celermente un argomento che può dare nuove prospettive all'intero territorio".