La Sardegna unita per il riconoscimento dall’UNESCO del paesaggio culturale sardo

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La politica sarda mostra compatta il volto dell’unità davanti a una rivendicazione destinata a diventare rivendicazione di popolo.
La Sardegna chiede che l’Unesco ne riconosca la specificità storica, culturale, ambientale, espressa attraverso le migliaia di manufatti che la Storia ci ha lasciato.
Dopo la grande mobilitazione dei sindaci e dei consigli comunali di tutta la Sardegna, i gruppi del consiglio regionale hanno firmato la mozione che chiede l’avvio della procedura per il riconoscimento da parte dell’Unesco del paesaggio culturale sardo, a testimonianza dell’importanza di una battaglia storica, che rappresenta la presa di coscienza collettiva della valenza della nostra terra.

Si ripropone la coesione che già aveva caratterizzato la battaglia per il riconoscimento dell’Insularita in Costituzione, di cui l’identità e la storia della nostra Isola sono parte essenziale.
Evidenti anche le ricadute in termini turistici ed economici, evidenziate da tutti i capigruppo (fatta eccezione per Campo progressista, che non ha sottoscritto la mozione) che stamattina hanno preso parte alla conferenza stampa via web.
Il segnale che arriva dal Consiglio regionale segue la mobilitazione imponente, che ha visto schierati i sindaci della Sardegna.
Oltre 160 primi cittadini hanno infatti aderito all’iniziativa tesa a tutelare il paesaggio culturale sardo attraverso l’inserimento nella lista dei paesaggi Unesco che appartengono a tutti i popoli del mondo.

Non solo. Numerosi sono i Consigli Comunali che in queste settimane hanno inserito l’approvazione della mozione all’ordine del giorno e altrettanti stanno continuando a farlo.
Cosa contraddistingue il “paesaggio culturale” sardo? L’enorme e diffuso lascito di manufatti presenti in Sardegna: 3500 Domus de Janas; interi campi e isolati Menhir; necropoli scavate nella roccia viva; circa 10mila torri nuragiche, semplici o complesse; Tombe dei Giganti, di cui residuano circa un migliaio di siti riconoscibili; sacrari federali e una rete di pozzi, fonti e opere idrauliche, denominate sacre nella tradizione.

È evidente - e lo hanno sottolineato tutti i rappresentanti dei partiti sardi - l’unicità della nostra Isola, manifestata proprio attraverso la fittissima rete di manufatti.
Il monito che arriva dalla classe politica sarda è chiaro: il paesaggio culturale che ancora oggi si presenta come un continuum archeologico contraddistinto da una evidente unicità deve finalmente essere riconosciuto
L’iniziativa, espressa attraverso una mozione culturale, identitaria e storica a firma dei Riformatori Sardi, si inserisce nell’ambito delle iniziative volte all’inserimento del principio di insularità in Costituzione e parte dal presupposto che la valorizzazione del patrimonio sardo è anche valorizzazione del patrimonio mondiale.