Secoli di storia agricola nelle tenute di Surigheddu e Mamuntanas

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  Nel 1893 Leon Augusto Perussia – fondatore a Milano della Cooperativa Agricola Italiana, società mutua di utilità pubblica che si proponeva di colonizzare, coltivare e rifertilizzare le terre italiane lasciate incolte, fornendo al contempo previdenza e assistenza alla classe contadina – visitò la Sardegna insieme a Francesco Ingegnoli.

  Il 6 ottobre 1897 Marie Lipke, moglie di Alfred von Tirpitz, vendette per 100mila lire una tenuta di 384 ettari alla Cooperativa agricola italiana. Cogliendo l’occasione della legge 2 agosto 1897, n. 382, venne creata a Surigheddu la prima borgata autonoma del Mezzogiorno, che a partire dal minimo di 50 abitanti garantiva l’esenzione ventennale delle imposte comunali.

   Nel 1900 la tenuta prese il nome di Milanello Sardo. Nel 1905 divenne la prima tappa dei 450 partecipanti alla carovana del Congresso nazionale dell’Agricoltura. Dopo la morte del cavaliere Perussia nel 1913, si abbandonò l’originaria formulazione societaria a favore dei patti agrari di mezzadria fra Cooperativa e lavoratori, sotto la direzione di Luigi Fornaroli. Nel secondo dopoguerra si raggiunse il massimo storico di 600 addetti.

  La Cooperativa venne ceduta all’industriale Pietro Saronio, desideroso di diversificare i suoi investimenti e costituire una riserva di caccia nella zona. Nel 1950 la sede fu trasferita a Sassari e nel 1953 venne nominato direttore Mario Patta, uomo di fiducia di Saronio, che moltiplicò la produttività orientandosi prevalentemente all’allevamento.

   Da qui arrivarono riconoscimenti importanti: nel 1956 il premio nazionale per la Produttività, nel 1958 il premio regionale per la Migliore sistemazione idraulica e la Spiga d’Oro per la produttività di grano duro e grano da seme. La tenuta venne nuovamente ceduta nel 1975 al principe Fugaldi, che la unì alla tenuta Mamuntanas (ulteriori 327 ettari per un totale di 1.321).

  L’indebitamento per i nuovi lavori provocò però il graduale abbandono della produzione, l’abbandono totale a pascolo nel 1982 e, nel 1986, la cessione fallimentare agli enti della Regione Sardegna. Nel 2001 è stato attivato, presso l’ex azienda, il Centro per la conservazione e la valorizzazione della biodiversità vegetale dell’Università di Sassari impegnato nella tutela della biodiversità ed agrobiodiversità vegetale nel territorio. Il centro è finanziato dalla Regione Sardegna e con fondi comunitari FEOGA.