A Caniga, nella campagna sassarese, sta nascendo un allevamento intensivo di suini dentro un vecchio pollaio dismesso da anni. Cinquemilasettecento metri quadri di capannone, abbastanza grandi per ospitare — secondo le prime notizie — circa duemila maiali alla volta.
Il progetto ha già sollevato preoccupazioni e proteste tra i residenti. A inquietare non è solo l’impatto ambientale, ma anche il silenzio delle istituzioni: nessuna informazione chiara sul consumo idrico (in una zona già soggetta a restrizioni), né sui sistemi di smaltimento dei reflui o sui possibili rischi di inquinamento da nitrati.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), guidato da Stefano Deliperi, è intervenuto presentando un’istanza di accesso civico e ambientale per verificare la regolarità delle autorizzazioni. L’associazione chiede di accertare se sia stata svolta la valutazione d’impatto ambientale, obbligatoria per impianti di tali dimensioni. In caso contrario, il GrIG sollecita l’annullamento degli atti e l’applicazione delle sanzioni di legge.
Sono stati coinvolti il Ministero dell’Ambiente, la Regione Sardegna, il Comune di Sassari, il Corpo Forestale, e i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico.
Deliperi sottolinea che un impianto simile dovrebbe sorgere in zona industriale, non in un’area agricola dove vivono famiglie e dove il terreno serve ancora per coltivare.
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