Diritti violati, vite spezzate: il taser e il fallimento dello Stato sui soggetti fragili

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  ?L'introduzione del taser come dotazione per le forze dell'ordine ha sollevato un dibattito acceso, e non è un caso che si sia intensificato dopo che un suo utilizzo ha portato alla morte di un cittadino, la terza vittima dall'introduzione di questo strumento. Ci troviamo di fronte a un'arma che non è affatto “non letale” come spesso viene definita, soprattutto se impiegata su soggetti con problemi cardiaci, ma anche su persone che, per la loro condizione psicologica, entrano in uno stato di grave agitazione. ?Comprendo perfettamente il difficile e rischioso lavoro dei Carabinieri e di tutte le forze dell’ordine. Non si tratta di accusare l'agente che si trova ad agire in una frazione di secondo, ma di riflettere su scelte operative e strategiche che, se fatte male, possono portare a una tragica perdita di vite umane.

La domanda che mi pongo, e che a mio parere dovrebbe essere al centro del dibattito, è: in quali circostanze l'uso del taser è davvero giustificato? ?A mio avviso, il suo impiego dovrebbe essere limitato a situazioni estreme, quando un agente si trova di fronte a un soggetto armato con coltelli, sciabole o machete. L'idea di usarlo per immobilizzare chiunque sia in stato di agitazione, magari per problemi di psicosi o cardiovascolari, mi sembra un approccio sbagliato e, direi, contro ogni logica. Non possiamo permetterci di uccidere chi è già in una situazione di vulnerabilità. ?Il problema, secondo me, non è la mancanza di strumenti, ma la mancanza di personale. Se le strade fossero presidiate da un numero maggiore di agenti, situazioni critiche come quella che ha portato alla recente tragedia avrebbero potuto essere gestite in modo diverso, con l'arrivo di rinforzi che avrebbero permesso di fermare il soggetto senza ricorrere a un'arma potenzialmente fatale. Forse, due colpi di manganello alle gambe avrebbero risolto la situazione, portando l'individuo in ospedale o in carcere, ma senza ucciderlo.

E quando si tratta di gestire gruppi numerosi, come nel caso di extracomunitari che si scontrano fra loro, non si possono mandare due agenti, ma si dovrebbe agire con la giusta preparazione, schierando ad esempio gli agenti antisommossa. ?Credo che il governo italiano stia compiendo un passo falso, imitando modelli di sicurezza di Paesi che non rispettano i diritti umani. Non si può dare alle forze dell'ordine la licenza di usare la forza letale su chiunque vada in escandescenza; sarebbe un crimine contro l'essere umano. Ripeto, non si tratta di abolire il taser, ma di regolamentarne l'uso in modo molto più restrittivo e, soprattutto, di investire in una formazione specifica per gli agenti, insegnando loro anche l'uso di tecniche non letali, come l'impiego della camicia di forza, per gestire in sicurezza i soggetti in preda a crisi. L'aumento degli effettivi è la chiave, e un governo responsabile dovrebbe guardare prima a questo che non all'inasprimento delle armi in dotazione.