Sardegna chiama Sardegna attacca: "Regione in ritardo sull’Agenzia per l’energia. Speculazione libera di correre"

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La Regione Sardegna è in grave ritardo sull’istituzione dell’Agenzia regionale dell’energia. A denunciarlo è il movimento Sardegna chiama Sardegna, che non usa mezzi termini: «Siamo a inizio luglio e nessun passo ufficiale è stato compiuto. Sarebbero dovuti essere 4 mesi, sono diventati già 7 mesi. Una delle parti più importanti della legge è rimasta inattuata e la responsabilità del ritardo è esclusivamente politica».

La Legge regionale n. 20 del 2024 fissava al 5 aprile 2025 la presentazione del disegno di legge per creare l’Agenzia, ma la scadenza è ormai passata da tempo. E il movimento non accetta scuse: «L’impugnazione di alcuni articoli della legge da parte del Governo Meloni non può infatti diventare un alibi: l’istituzione dell’Agenzia non è stata impugnata e la Regione dispone di competenze, strutture e risorse per agire subito. La Giunta presenti il disegno di legge istitutivo dell’Agenzia entro il mese di luglio e, a seguito di un importante processo di ascolto e coinvolgimento delle rappresentanze istituzionali e dei comitati, lo approvi entro l’anno».

Il ritardo, spiegano, rischia di favorire chi punta a lucrare sulla transizione energetica: «Ogni giorno che passa è un regalo a chi vuole speculare. Serve dare alla Regione un ruolo centrale nella produzione e gestione dell’energia per garantire benefici diretti a famiglie e imprese». L’obiettivo è chiaro: creare un organismo pubblico che trattenga i vantaggi sul territorio, promuova le comunità energetiche e coordini le politiche regionali, sul modello delle multiutility di altre regioni.

Ma il problema non è solo tecnico. C’è anche una questione di democrazia: «Il ritardo sull’avvio di questo percorso è grave anche sul piano democratico, dato che la legge nasce in risposta a un’inedita spinta popolare che rivendicava più controllo pubblico e una gestione democratica della transizione energetica».

Il movimento chiude con un messaggio netto al Consiglio regionale: «Sempre rispettando la mobilitazione popolare, il Consiglio regionale dovrebbe calendarizzare la legge Pratobello e aprire un articolato scontro politico-istituzionale con il Governo italiano, nell’ottica di un superamento della cornice normativa centralista disposta dal Governo Draghi, per la tutela delle prerogative statutarie e la ricontrattazione dei poteri coinvolti nella transizione energetica».

Un richiamo diretto, che non lascia spazio a scuse o rinvii.