Dermatite nodulare contagiosa, il Centro Studi Agricoli attacca: «Silenzi, esclusioni e strategie oscure»

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«Siamo sconcertati. Anzi, indignati». Così esordisce il Centro Studi Agricoli in una dura presa di posizione contro la gestione dell’emergenza legata alla Dermatite Nodulare Contagiosa dei Bovini da parte dell’Assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi.

Secondo l’associazione, la situazione ha assunto contorni «inaccettabili», con un «muro di silenzio», totale assenza di informazione trasparente e nessuna condivisione delle strategie. Ciò che più preoccupa è l’esclusione sistematica delle associazioni agricole indipendenti, come il Centro Studi Agricoli, dai tavoli informativi e decisionali, incluso quello del 2 luglio.

«Ci chiediamo: cosa si vuole nascondere? Quali sono le reali intenzioni? Perché si evita il confronto aperto e la trasparenza?», incalza il Centro Studi. La risposta, secondo l’associazione, sarebbe chiara: «Una gestione verticistica, calata dall’alto, con il concreto rischio di imporre misure dannose — come vaccinazioni a tappeto e inutili blocchi burocratici — senza ascoltare il mondo reale delle aziende».

Il Centro Studi Agricoli respinge con fermezza «ogni forma di imposizione indiscriminata e priva di dibattito» e contesta «una logica di potere che esclude e marginalizza chi lavora ogni giorno per tutelare gli allevatori».

«Siamo un’associazione libera, indipendente e rappresentativa di migliaia di aziende sarde. Non siamo né subalterni né silenziosi», sottolineano, promettendo battaglia: «Non faremo sconti a nessuno — tantomeno all’Assessore Bartolazzi, che continua a ignorare il dovere istituzionale del dialogo».

Il Centro Studi Agricoli annuncia l’avvio di un’azione pubblica, «decisa e trasparente», con un unico obiettivo: difendere gli interessi e i diritti delle aziende zootecniche sarde.

La richiesta è chiara: «Convocare con urgenza un tavolo tecnico pubblico e aperto, con la partecipazione di tutte le realtà agricole, per definire misure basate sulla scienza, sul buonsenso e sul rispetto degli allevatori, non su diktat unilaterali».

Un appello che si conclude con un messaggio inequivocabile: «Chi lavora ogni giorno in campagna ha diritto alla verità, al rispetto e alla partecipazione. Non ci fermeremo. Non ci faremo mettere all’angolo».

Una voce netta e senza compromessi, che chiede trasparenza e coinvolgimento vero, in un settore dove la fiducia e la chiarezza dovrebbero essere il primo vaccino contro ogni crisi.