Obiezione di coscienza in Sardegna, la replica dei pro-life a Di Nolfo: “Anche la nostra è una questione di etica”

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Alla luce delle recenti dichiarazioni del consigliere regionale Valdo Di Nolfo, esponente di Uniti per Todde, che ha richiesto l’accesso agli atti per verificare l’applicazione della legge 194/1978 nei presidi sanitari della Sardegna, arriva una risposta formale da parte dell’associazione Prolife Insieme, attraverso una lettera firmata da Angela D'Alessandro e inviata alla nostra redazione.

«Anche la Sardegna, come di recente la Sicilia, si alza in piedi per proteggere e garantire alle donne sarde il diritto all’IVG», scrive D'Alessandro, che però pone una domanda netta: «Ne fa una questione etica il consigliere. A questo punto la domanda sorge legittima: "Da quando uccidere è considerato etico?"».

Nel testo si ricorda che, secondo i pro-life, la vita inizia dal concepimento, e si citano argomenti biologici e scientifici per supportare tale visione. «Un feto ha un cuore che batte già al diciottesimo giorno, un DNA formato e diverso da qualsiasi altro essere umano, un sistema cardiocircolatorio che funziona», si legge nella nota. «La storiella del grumo di cellule cade inesorabilmente». Viene poi citato il libro I primi 1000 giorni d’oro del professor Carlo Bellieni, neonatologo a Siena, per sottolineare il rapporto biologico tra madre e feto già dai primi giorni di gravidanza.

Secondo l’associazione, l’articolo 9 della legge 194, che tutela il diritto all’obiezione di coscienza da parte del personale sanitario, è un caposaldo da difendere. «L’obiezione di coscienza è quindi per questi professionisti "diritto inalienabile"», scrive D'Alessandro. «Nessuno può costringere un professionista, la cui scelta lavorativa è quella di salvare vite, a mettere fine alla vita di un bambino».

Nel testo si contesta inoltre ogni tentativo di trasformare l’obiezione in un ostacolo all’assunzione di medici negli ospedali pubblici: «Come si può permettere un legislatore anche solo di pensare di rendere la scelta dell’obiezione di coscienza un impedimento da parte delle aziende sanitarie all’assunzione di un medico?».

La replica tocca anche il tema dell’ingresso delle associazioni pro-life nei consultori, definito dal consigliere come “un’invasione”, ma che – secondo D’Alessandro – è già prevista dalla legge stessa: «Anche l'orda dei famigerati pro-life, portati nei consultori da questo governo di destra, per ripetere le parole del consigliere, è prevista già nella legge 194. Quindi niente di nuovo sotto il sole».

Infine, l’autrice della lettera solleva dubbi sulla finalità dell’iniziativa del consigliere Di Nolfo: «Cosa vorrebbe quindi Di Nolfo quando chiede l’accesso agli atti per fare luce sulla 194? Quale emendamento vorrebbe apportare ai commi, soprattutto a quello che parla dell’obiezione di coscienza? Vorrebbe forse abolirlo obbligando un professionista a fare una cosa di cui egli è perfettamente a conoscenza, ossia di uccidere un bambino?».

Il messaggio si chiude con un richiamo alla pluralità dei punti di vista: «Se parliamo di etica, di morale, di rettitudine, di virtù, è bene tenere conto del punto di vista di tutti. Altrimenti diventa dittatura. E sono convinta che, nemmeno nel pensiero del consigliere, questa parola orribile sia contemplata».