Il Convento di Sant'Antonio da Padova di Cagliari, conosciuto anche come Santuario di Sant'Ignazio da Làconi e del beato Nicola da Gesturi, rappresenta il convento principale dei Frati Minori Cappuccini sardi e funge da residenza del Padre Provinciale. La sua fondazione risale al XVI secolo, quando la prima pietra fu posta l'11 ottobre 1591 da un piccolo gruppo della riforma cappuccina guidato dal Padre Zefferino da Bergamo, inviato per fondare la Provincia Cappuccina di Sardegna.
Il convento era originariamente chiamato "Convento Maggiore" per la sua importanza e antichità tra i primi conventi fondati dai Cappuccini in Sardegna. La denominazione attuale di "Chiesa di Sant'Ignazio" è relativamente recente e deriva dalla permanenza e morte di fra' Ignazio da Làconi (1701-1781) in questo convento, ma soprattutto dalla sua beatificazione nel 1940 e canonizzazione nel 1951.
Il convento è situato sul colle di Buoncammino, in Via Sant'Ignazio da Laconi 94, ed è costruito su un antico sito archeologico di straordinaria importanza. Sotto l'edificio si trovano le famose grotte puniche, successivamente trasformate dai romani in cave di pietra per la costruzione dell'anfiteatro, al quale erano collegate da un cunicolo sotterraneo.
Nei primi secoli del cristianesimo, queste grotte servirono come prigione per i cristiani destinati al martirio nell'anfiteatro. Recenti ritrovamenti archeologici hanno portato alla luce un graffito di eccezionale importanza storica per documentare la presenza di martiri cristiani nelle grotte e per stabilire la datazione dell'evangelizzazione della Sardegna.
Fernando di Buglione nacque a Lisbona, in Portogallo, nel 1195, da una nobile famiglia portoghese discendente dal crociato Goffredo di Buglione. All'età di 15 anni entrò come novizio nel monastero di San Vincenzo a Lisbona, tra i Canonici Regolari di Sant'Agostino. Successivamente si trasferì nel monastero di Santa Croce di Coimbra, il maggior centro culturale del Portogallo, dove studiò scienze e teologia con ottimi maestri.
Nel 1219, all'età di 24 anni, Fernando venne ordinato sacerdote. Sembrava destinato alla carriera di teologo e filosofo, ma il giovane non sopportava i maneggi politici tra i canonici agostiniani e re Alfonso II, anelando a una vita religiosa più severa.
La svolta nella vita di Fernando avvenne nel 1220, quando giunsero a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco il 16 gennaio dello stesso anno. Questi frati, noti come i Protomartiri Francescani - Berardo, Ottone, Pietro, Accursio e Adiuto - erano stati inviati da Francesco d'Assisi nelle terre dei Saraceni per predicare il Vangelo.
Profondamente colpito dal martirio di questi frati, Fernando ottenne il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano di entrare nel romitorio dei Minori, mutando il suo nome in Antonio in onore dell'abate eremita egiziano. Anelando al martirio, chiese subito di partire missionario in Marocco, ma si ammalò appena partito da Lisbona e la nave fu spinta da una tempesta direttamente in Sicilia.
Nel 1221, Antonio fu invitato al Capitolo generale di Assisi, dove ebbe modo di ascoltare Francesco d'Assisi, ma non di conoscerlo personalmente. Dopo il Capitolo, Antonio fu inviato all'eremo di Montepaolo, presso Forlì, dove visse in contemplazione e penitenza per circa un anno e mezzo, svolgendo per desiderio personale le mansioni più umili.
La svolta avvenne quando Antonio dovette scendere con i confratelli a Forlì per assistere all'ordinazione di nuovi sacerdoti dell'ordine nella chiesa di San Mercuriale. Qui predicò alla presenza di una vasta platea composta anche dai notabili, rivelando il suo straordinario talento oratorio. Da quel momento, su mandato dello stesso Francesco, che gli scrisse una lettera raccomandandogli di non perdere lo spirito della santa orazione e della devozione, Antonio iniziò a predicare in Romagna e poi nell'Italia settentrionale.
Tra il 1225 e il 1227, Antonio si recò in Francia, dove assunse l'incarico di custode di Limoges. Nel 1227 partecipò al Capitolo generale di Assisi, dove il nuovo ministro dell'Ordine (San Francesco nel frattempo era morto) era Giovanni Parenti, lo stesso che lo aveva accolto anni prima fra i Minori e che lo nominò provinciale dell'Italia settentrionale.
Come provinciale, Antonio aprì nuove case, visitò i conventi, controllò le Clarisse e il Terzo ordine, fissando la sua residenza a Padova, dove in due mesi scrisse i Sermoni domenicali. Per tre anni viaggiò senza risparmio, nonostante soffrisse d'asma e fosse gonfio per l'idropisia. Tornato a Padova, memorabili furono le sue prediche per la quaresima del 1231.
Nella tarda primavera del 1231, Antonio, spossato dall'intensa predicazione a Padova, cercò un luogo di quiete e si trasferì a Camposampiero, su invito del conte Tiso. Qui chiese che gli venisse adattato un semplice rifugio sopra un grande albero di noce, dove trascorreva le giornate in contemplazione.
Fu proprio a Camposampiero che avvenne il celebre episodio della visione: una sera, il conte Tiso, recandosi nella stanzetta dell'amico, vide sprigionarsi un intenso splendore e, spingendo la porta, restò immobile davanti alla scena prodigiosa di Antonio che stringeva fra le braccia Gesù Bambino.
Il 13 giugno 1231, un venerdì, Antonio fu colto da malore e, sentendo che la morte si avvicinava, espresse il desiderio di rientrare a Padova, dove voleva morire. Fu deposto su un carro trainato da buoi, ma giunta la sera, quando le porte cittadine erano ormai chiuse, dovette chiedere ospitalità presso il monastero delle clarisse dell'Arcella, un borgo alle porte della città. Lì, in una cella del monastero, mormorando le parole "Vedo il mio Signore", spirò all'età di circa 36 anni.
Antonio fu canonizzato l'anno seguente la sua morte, il 30 maggio 1232, da papa Gregorio IX. Il suo processo di canonizzazione, completato in soli 352 giorni, è considerato il più veloce della storia della Chiesa Cattolica.
Per l'afflusso di pellegrini che affluiva a Padova sulla tomba, si iniziò la costruzione di una chiesa più capiente che fu terminata nel 1240. Nel 1263 il Ministro Generale dei francescani, Bonaventura da Bagnoregio, fece traslare la salma di Antonio nella nuova basilica. Durante l'ispezione prima del trasporto dei resti mortali, avvenuta trentadue anni dopo la morte del santo, la lingua fu trovata intatta, "flessibile, viva e rosseggiante, come di chi non fosse morto".
Sant'Antonio è uno dei santi più venerati della cristianità, patrono di Padova, Lisbona, Portogallo, e invocato per ritrovare oggetti smarriti e da molte altre categorie di fedeli. Nel 1946 fu proclamato Dottore della Chiesa da papa Pio XII.
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