Sardegna: lo scandalo dei fondi agricoli non spesi. Ruggiu (Centro Studi Agricoli): “Danni gravi per tutto il comparto. Ora paghi chi ha sbagliato”

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«Quanto emerge dalla relazione tecnica allegata alla legge di stabilità regionale 2025 è gravissimo. A causa delle inefficienze dell’organismo pagatore ARGEA, la Sardegna non è riuscita a completare entro il 30 giugno 2024 il pagamento delle domande presentate nel 2023 per il PSR. Un errore tecnico, ma soprattutto politico, che ha impedito l’utilizzo di fondi europei e ha costretto la Regione a reperire oltre 11 milioni di euro dal bilancio regionale, sottraendoli a scuola, sanità, servizi sociali, manutenzioni e viabilità». A parlare è Stefano Ruggiu, vicepresidente del Centro Studi Agricoli, che punta il dito contro l’attuale assessorato e la macchina amministrativa regionale. «La relazione della Giunta si arrampica sugli specchi, evocando difficoltà generiche e attribuendo la responsabilità a dinamiche nazionali e normative UE. Ma la realtà è che ARGEA, sotto la responsabilità dell’assessorato all’Agricoltura, non è stata in grado di rispettare le scadenze, rendendo inammissibili i fondi FEASR destinati al mondo agricolo sardo». Il documento spiega infatti che alla data del 30 giugno 2024 risultavano non ancora liquidate le domande del PSR presentate nel 2023, impedendo così l’attivazione del meccanismo ordinario di copertura europea. L’organismo pagatore ha eseguito pagamenti per 87 milioni, ma l’ammontare complessivo delle domande presentate era di oltre 139 milioni. Il disavanzo di 11.830.000 euro, si legge nel testo, è stato colmato ricorrendo alla riserva nazionale, ma questa si è rivelata «nettamente inferiore alle esigenze finanziarie». Perciò, prosegue il documento, «la Regione ha dovuto attingere alle proprie casse». «Non si tratta di un evento casuale – sottolinea Ruggiu – ma di un problema strutturale. Ogni anno, l’AGEA autorizza una riserva nazionale pari al 5% per ritardi e contenziosi, ma la Sardegna ha sforato abbondantemente questa soglia. È ormai una prassi: errori, ritardi, ricorsi al TAR, contenziosi. E ora chi paga? I cittadini sardi. Il danno è doppio: il comparto agricolo non ha ricevuto nei tempi utili le risorse necessarie e, nel contempo, quei fondi sono stati sottratti ad altri settori vitali». Il Centro Studi Agricoli chiede quindi chiarezza politica e responsabilità amministrativa. «Non basta nascondersi dietro una relazione finanziaria – conclude Ruggiu – servono nomi, atti e decisioni. L’agricoltura sarda è già in difficoltà: non può permettersi anche l’inefficienza della sua burocrazia».